ROMA – Archiviato il protocollo, con le dimissioni, il nuovo giuramento, le frecce tricolori e l’inno, Giorgio Napolitano inizia il lavoro più delicato. Comporre un governo, una maggioranza, che tenga fede a un passaggio preciso del suo discorso al Parlamento di lunedì: “Le larghe intese non sono un orrore”.
Si inizia martedì mattina, prima con l’incontro con i presidenti di Camera e Senato, poi con un breve giro di consultazioni con le rappresentanze parlamentari. In sostanza, Napolitano vuole verificare se sia cambiato qualcosa rispetto all’ultimo giro di consultazioni compiuto. Allora Bersani era ancora il premier pre-incaricato, il Pdl voleva posti nel governo, il M5S diceva no a ogni accordo politico. E soprattutto, solo qualche settimana fa, Napolitano si trovava negli ultimi sei mesi di mandato, il cosiddetto “semestre bianco“, quando il presidente per Costituzione non può sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Ora Napolitano può farlo ma non è sua intenzione: con un Pd sfarinato, e indubbiamente meno potere contrattuale, un Pdl fermo sulla larghe intese e un M5s a cui ha mandato un ultimo appello, qualcosa dovrà necessariamente cambiare. Si comincia martedì mattina.