NAPOLI – Così chiare e così dall’ alto a Bossi non gliele avevano mai cantate: “In passato un leader separatista è già stato arrestato” ha dichiarato il presidente Napolitano impegnato in un discorso alla facoltà di Giurisprudenza di Napoli. I militanti leghisti sobbalzeranno per questo “tintinnar di manette”, ma per loro c’è altro, c’è di più. “Non esiste un popolo padano” sferza il presidente. Per poi ridicolizzare senza mezzi termini le folkloristiche manifestazioni della Lega: “Si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia”, riferimento indiretto ai raduni nel “pratone” di Pontida dove ogni anno il movimento di Umberto Bossi celebra la “città del giuramento” (quello della Lega Lombarda che si unì contro il Barbarossa).
Ma Napolitano non ha pensato a sistemare solo il Senatur. Un passaggio importante del suo discorso è stato dedicato al grande successo della raccolta delle firme per il referendum abrogativo dell’attuale legge elettorale. “E’ ormai ampiamente diffuso il riconoscimento per cui una diversa legge elettorale può facilitare il ritorno della fiducia nelle istituzioni”. L’abbraccio del presidente ai referendari è evidente: con questa legge gli elettori sono stanchi, demotivati, si sentono defraudati del diritto di scegliersi i propri rappresentanti.
Tornando la leader separatista arrestato, Napolitano ha voluto di proposito riferirsi a un episodio degli esordi dello stato italiano appena uscito dal fascismo. Una lezione di storia, un freno ad ambizioni politiche incompatibili con la nostra Costituzione. Spiega Napolitano: “Nel ’43-44 di fronte ad un tentativo di organizzazione, magari armata, di un movimento separatista quell’accenno di Stato Italiano appena nato non esitò a intervenire e si arrivò alla detenzione di un capo importante di quel movimento, Finocchiaro Aprile. Per ciò ho detto che invocare la secessione è fuori dalla realtà e dal mondo d’oggi.” Uomo avvisato mezzo salvato?