Polemica Napolitano – Pdl: cosa dice la Costituzione
Carta (costituzionale) canta. Sulla polemica tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e parte del Pdl per vedere chi abbia davvero ragione è sufficiente andarsi a rileggere un paio di articoli della Costituzione, il 92, quello che spiega a chi in che modo compete la decisione sull’incarico di formare il nuovo governo e il 90, quello che regola la possibile messa in stato di accusa al Capo dello Stato.
Così recita l’articolo 92:
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.
Non c’è interpretazione che tenga: fino a futura, e tutta ancora da scrivere riforma, Napolitano, in caso di caduta del governo Berlusconi ha pieno diritto di non sciogliere le Camere e tentare di nominare un nuovo presidente del Consiglio. Quella che più di qualcuno nel Pdl, compreso il guardasigilli Angelino Alfano, si ostina a spacciare per violazione costituzionale è in realtà la prassi. L’opportunità politica è un’altra cosa: è assolutamente lecito dissentire con l’idea di nuovi esecutivi e chiedere il voto. Per questo, però, c’è il Parlamento: basta sfiduciare ogni governo alternativo e alla fine il voto sarà ineluttabile.
L’articolo 90, invece, riguarda più da vicino la sfida lanciata ieri da Napolitano. Consapevole di essere formalmente inattaccabile ha sfidato i numerosi detrattori chiedendo di essere incriminato. E l’articolo ci dice in modo chiaro quando si può procedere all’impeachment nei confronti del Capo dello Stato:
Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.