ROMA – Non sarà un discorso di routine quello che Giorgio Napolitano rivolgerà agli italiani la sera del 31 gennaio. Ad ascoltarlo, questa volta, ci saranno milioni di persone intimorite dalla recessione e colpite dalla scure delle misure anti-crisi messe in campo dal governo: persone che si chiedono se i sacrifici imposti dalla manovra saranno gli ultimi e che si interrogano su quale sara' il loro futuro.
Il presidente della Repubblica non intende minimizzare la gravita' della situazione, ma il suo sara' un messaggio di speranza: come già più volte ha fatto nelle ultime settimane, per esempio nel discorso alle alte cariche dello Stato, Napolitano invitera' gli italiani a non disperare ma a rimboccarsi le maniche e restare uniti. ''Usciremo dal tunnel della crisi con l'arma vincente della coesione sociale e nazionale'', ebbe a dire solo alla vigilia di Natale in un'intervista. E lo ripetera' anche a reti unificate.
Di fronte a una crisi dagli esiti imprevedibili, la coesione, per Napolitano, resta un valore essenziale, insieme all'equita' delle misure da prendere e alla fiducia sulla possibilita' di farcela. Senza la messa al bando delle contrapposizioni viscerali e la riscoperta di un comune agire, si consegnerebbero nuove armi alla speculazione, un rischio che non possiamo permetterci.
Le decisioni prese dall'esecutivo con il decreto salva Italia, ribadira' quasi certamente Napolitano, sono dolorose, ma di fronte all'emergenza non c'era alternativa: oggi è prioritario non far deragliare i conti pubblici, confermare l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 e fare il massimo per favorire la crescita.
In vista della stesura del discorso, Napolitano si sta documentando attentamente, anche con una serie di incontri al Quirinale: oggi il capo dello Stato ha ricevuto nel suo studio il presidente dell'Istat Enrico Giovannini e i ministri della cooperazione Riccardi e dell'istruzione Profumo. In visita al colle anche Giuliano Amato, nella sua veste di presidente del comitato per i 150 anni dell'Unita' d'Italia.
E' pressoché scontato che Napolitano faccia riferimento al successo delle celebrazioni per il centocinquantesimo, che hanno rinsaldato lo spirito nazionale in un momento di difficolta' del paese. E' da li', ritiene Napolitano, e' dallo spirito dei 150 anni, che bisogna ripartire per costruire il futuro dell'Italia .
Altro tema chiave sarà quello dell'ancoraggio dell'Italia all'Europa: una scelta che sarebbe insensato rimettere in discussione. Perché fuori dal tunnel, per il presidente della Repubblica, si esce solo a patto che l'edificio europeo non si sgretoli.
In quanto garante dello svolgimento del gioco politico nelle istituzioni, Napolitano ribadira' che il governo Monti non rappresenta in alcun modo una sospensione della democrazia, come ritengono i critici del premier.
Il governo, è il pensiero che Napolitano ha gia' espresso alle alte cariche, è stato votato da una vastissima maggioranza in Parlamento seguendo scrupolosamente il dettato costituzionale: la scelta di un governo di soli tecnici e' stata voluta dai partiti, che hanno preferito fare un passo indietro. Ora si tratta di affrontare l'emergenza: alla fine della legislatura la parola tornera' agli elettori. Dunque non c'e' stato nessuno strappo della democrazia.
Nel frattempo fa discutere l'iniziativa 'anti-Napolitano' presa da alcuni leghisti sul web: l'invito di un gruppetto di ''giovani padani'' a boicottare il discorso di fine anno (''basta ascoltare bugie'') è finito sulla pagina facebook della parlamentare del Carroccio Mara Bizzotto, che ha deciso di non rimuoverlo e anzi ha spiegato di condividerlo in pieno. Protestano il Pd, l'Idv e il terzo polo, che accusano la Lega di oltraggiare Napolitano.