Napolitano, suoi saggi non graditi. Grillo: “Badanti”. Pd-Pdl: “Non risolutivi”

ROMA – I dubbi e le perplessità affiorano. Tra chi come Beppe Grillo, bolla i “saggi” scelti da Napolitano come “badanti della democrazia“, mentre è più urgente istituire le Commissioni parlamentari, perché “il Paese ha bisogno di un Parlamento funzionante”. E chi, come Fabrizio Cicchitto, lancia ultimatum di 7-10 giorni, questo il tempo concesso dall’ex capogruppo Pdl alla Camera, ai 10 uomini del Presidente per convincerlo della loro buona riuscita. Freddezza e scetticismo si manifestano anche tra gli altri esponenti di ogni schieramento politico.

I toni sono diversi, ma le perplessità pressoché simili, perché la verità è che la soluzione impostata da Napolitano (“la migliore possibile”, persino secondo Beppe Grillo) in realtà non piace a nessuno. “Non è risolutiva”, hanno detto dai due fronti opposti il democratico Dario Franceschini e il pidiellino Renato Brunetta.

I cosiddetti saggi “sono una soluzione utile, che può aiutare, ma che non può essere sostitutiva del luogo in cui certe decisioni si devono prendere, ovvero il Parlamento”, ha affermato Franceschini ospite della trasmissione In Mezzora su RaiTre.

“Napolitano – ha proseguito – è stato un punto fermo in questi anni di bufera ora siamo in un momento che non ha precedenti nella storia del Paese e la scelta di Napolitano è stata fatta per tranquillizzare il Paese. Il lavoro dei saggi servirà per vedere se ci sono dei punti su cui le forze politiche si possono avvicinare, ma non è che da questa formula nasca un governo”.

Mentre in una nota, diramata dal presidente dei deputati Pdl, Renato Brunetta, si legge che: “Il Capo dello Stato prova a prendere altro tempo, chiedendo a dieci soggetti di indicare un programma e un percorso. Tale iniziativa, credo non cambierà i dati del problema. E, del resto, occorre rimediare a un grave guasto costituzionale: il governo in carica per il disbrigo degli affari correnti non ha mai ricevuto la fiducia, in questa legislatura. E’, a tutti gli effetti, un non governo. Era ragionevole che tale condizione durasse il tempo necessario per superare la crisi. Non lo è che si protragga oltre”.

Cicchitto, come si è detto, ha lanciato un ultimatum. Questo il percorso da lui tracciato: i saggi hanno 10 giorni di tempo per dar prova di saper individuare “un programma condivisibile dalle forze politiche impegnate nella governabilità, che danno sbocco ad essa impegnandosi a dar vita ad un nuovo governo che in tempi ragionevoli ma rapidi deve avere la fiducia del Parlamento”. “Noi – aggiunge – non riteniamo che il modello olandese possa essere da noi imitato in tutta la sua dinamica e la sua lunghezza anche perché il governo Monti non ha più la nostra fiducia” dallo scorso dicembre.

Più decisa Giorgia Meloni, deputato e fondatore di Fratelli d’Italia che spiega: “Con tutto il rispetto per il presidente Napolitano, di cui non metto in dubbio la buona fede, stiamo ripercorrendo gli stessi errori che hanno consentito la nascita del governo Monti”. “L’idea che pochi tecnici non eletti da nessuno o pochi politici con idee contrapposte, possano offrire soluzioni all’Italia senza ricorrere a dei compromessi al ribasso su ogni tematica – osserva Meloni – è un’utopia che abbiamo già pagato a caro prezzo nel corso dell’ultimo anno”.

Per Matteo Renzi, invece, “la cosa importante è che l’Italia recuperi fiducia, entusiasmo e orgoglio di essere quello che l’Italia è, cioè una grande nazione. Sono momenti difficili, talmente delicati; credo che se ciascuno di noi farà il proprio mestiere per bene con grande impegno e grinta, allora anche questa fase difficile si chiuderà”. “E’ questo l’augurio che faccio da Firenze agli italiani, ma soprattutto ai fiorentini. Noi abbiamo bisogno di fare bene il nostro dovere”.

Insomma, raffreddati gli animi recalcitranti del dopo-consultazioni, anche quelle erano state “non risolutive”, e metabolizzati i 10 nomi ai quali il Presidente vuole affidare la crisi politica, economica e istituzionale in cui versa il Paese, le perplessità non mancano.

Aveva forse ragione Gian Antonio Stella, stamattina sul Corriere, ripercorrendo l’eterno ritorno al mito dei saggi. Ha osservato Stella che “non c’è stata occasione di scontro né passaggio storico più o meno importante che non abbia visto la proposta di ricorrere a un gruppetto di saggi“. Ma, basta scendere qualche capoverso più sotto per apprendere che, allo stesso modo, “non c’è stata proposta di ricorso ai saggi, specialmente sui temi più sensibili, che non sia stata accolta da fuochi di sbarramento“.

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