Napolitano e Vaticano: “massaggio continuo” su Berlusconi per evitare i quattro mesi della vergogna

Pubblicato il 21 Gennaio 2011 - 14:36 OLTRE 6 MESI FA

Napolitano e poi il Vaticano, il Vaticano e poi Napolitano: è un “massaggio” continuo e concorde quello praticato su Silvio Berlusconi. Massaggio per nulla rilassante per il premier, massaggio che lascia e vuol lasciare lividi sulla pelle politica del premier. Prima il capo dello Stato che lo invita in sostanza ad andare dai giudici. Berlusconi reagisce con il video messaggio in cui annuncia che quei giudici li vuole “punire”, altro che andare a sedercisi di fronte. E allora il Cardinale Bertone che chiede, quasi comanda “più moralità e legalità”. Dice di condividere il “turbamento” del Quirinale, conia una triade concettuale “moralità, giustizia, legalità” a cui ancorarsi. Tre parole che sono altrettanti “avvisi” al premier a cambiar musica e atteggiamento. E per essere chiarissimo Bertone aggiunge: “Abbiamo i nostri canali e le nostre modalità di intervento”, cioè fa sapere che la Chiesa sul caso Ruby non fa e non farà solo prediche. Ancora, è appena iniziato il giorno in cui Berlusconi fa sapere ufficialmente che non si presenta davanti ai giudici che il Papa, sì proprio il Papa, si incarica di chiedere: “Le istituzioni ritrovino le radici morali”. Passano appena un paio d’ore e Napolitano scandisce: “Il giusto processo c’è già, nelle leggi vigenti, il resto sono strappi istituzionali e mediatici”. E’ un “massaggio” diretto, energico, insistente e incalzante. Praticato sulla strategia, sulle azioni e le intenzioni di Silvio Berlusconi, anche se il premier a Palazzo Chigi racconta ai suoi ministri che le parole della Chiesa non sono rivolte a lui. E a chi allora? Ai passanti, alle istituzioni dell’Impero romano, ai protestanti dell’Europa del Nord? Bagnasco, presidente della Cei, fuga ogni dubbio sul destinatario: “Del caso Ruby la Conferenza episcopale si occuperà lunedì”. Sì, è proprio di Bunga-bunga City che si stanno occupando Napolitano e il Vaticano, il Vaticano e Napolitano…

Perché lo fanno, come reagisce il diretto interessato e cosa, forse, può provocare il massaggio? Sono le tre ovvie domande. Lo fanno perché sanno che il processo continua e non muore. Berlusconi non va dai giudici e questi, secondo legge e procedura, hanno facoltà e obbligo di chiedere comunque il rinvio a giudizio con rito abbreviato, quello che si fa in caso di prove evidenti, quello che porta al processo entro tre mesi. Chiedere a chi? Come vuole la legge, chiedere ad altro giudice, diverso da quelli che finora hanno indagato e mosso le accuse. Questo altro giudice ha cinque giorni di tempo, poi dice sì al giudizio con rito abbreviato, quindi al processo, oppure non concorda sull’evidenza delle prove e rimanda al rito normale, cioè al processo con tempi lunghi. Se l’altro giudice dice sì, entro tre mesi o poco più Berlusconi viene processato per concussione e prostituzione minorile. Può un paese avere un premier che per quattro mesi convive con questa accusa e che in quei quattro mesi fa la guerra ai giudici, probabilmente chiamando perfino la piazza a muovere contro la Procura di Milano (idea affacciata dal Pdl)? E se, dopo quattro mesi di guerra poco meno che civile, arriva una condanna, cosa può fare allora un premier che ha già gridato al paese che i giudici sono “eversori”, accusarli di alto tradimento e cercare tra istituzioni e corpi dello Stato chi li “punisca”? E’ questo futuro immediato, questo presente che è già quasi obbligato futuro che Napolitano e il Vaticano vedono assemblarsi e compiere. E’ questo che li “turba”, spingendoli là dove non pensavano mai di andare.

Napolitano non ha esitato ad essere di fatto vicino a Berlusconi quando entrambi si sono trovati a non volere elezioni anticipate e a privilegiare la “stabilità”. Addirittura il capo dello Stato vedeva con orrore un 17 marzo, festa dei 150 anni dell’unità d’Italia, celebrato con un Parlamento a Camere riunite e insieme già sciolte. Ma un 17 marzo con un capo del governo che fugge il processo, minaccia i giudici ed è scagionato da pesanti accuse solo dai suoi giornali e televisioni forse, anzi senza forse, è per Napolitano orrore ancora più grande. E il Vaticano, che finora ha avuto in Berlusconi il premier italiano migliore possibile per i suoi interessi e valori, forse, anzi senza forse, comincia a valutare la possibilità, se non l’opportunità di altro premier che salvi interessi e valori ma non imponga a corredo la cittadinanza di Bunga-bunga City. E’ questa la risposta alla prima domanda: quella sul perché Napolitano e Vaticano si muovono e parlano.

Come reagirà Berlusconi? Per ora negando, resistendo, chiudendosi nel bunker. Fuor di metafora, restando incollato a Palazzo Chigi, accada quel che accada. E cosa può provocare il “massaggio”, quale può essere l’unico, esile e stretto sbocco possibile? Le elezioni anticipate certo, ma non è questo l’obiettivo del Vaticano e di Napolitano. L’obiettivo è quel che accadrebbe, normalmente accadrebbe in un paese non “anomalo” quale è l’Italia: lo schieramento politico che ha avuto la maggioranza alle elezioni di due anni fa conserva il diritto e il dovere di governare il paese ma con un altro premier. E’ questa la soluzione più rispettosa dell’elettorato, della forma e sostanza della democrazia, sono questi gli usi e costumi dei paesi occidentali. La soluzione è il centro destra al governo, un governo di centro destra e Berlusconi che si fa processare non da presidente del Consiglio. Se innocente e assolto riprende la sua storia politica, se colpevole e condannato, finisce la sua storia politica. E’ la soluzione più normale, giusta, quella che scinde le sorti di un uomo da quelle del paese. La soluzione migliore, ma per averla forse non basterà nemmeno il “massaggio”, forse non ci salva nemmeno il Papa.