Nebbia sul Quirinale: trattative serrate, strane alleanze, Draghi al Colle solo se c’è accordo fra tutti i partiti

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 26 Dicembre 2021 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Nebbia sul Quirinale: trattative serrate, strane alleanze, Draghi al Colle solo se c’è accordo fra tutti i partiti

Nebbia sul Quirinale: trattative serrate, strane alleanze, Draghi al Colle solo se c’è accordo fra tutti i partiti

Nebbia fitta sul Quirinale. Tutto è in alto mare. Tra un mese si vota per la carica più alta e il mistero della successione si infittisce.

Il mandato di Mattarella scade il 3 febbraio 2022. Il presidente della Camera Roberto Fico potrebbe, secondo alcuni osservatori, convocare il Parlamento in seduta comune addirittura sabato 22 gennaio. Il tempo stringe. Sono giorni febbrili. Giorni di trattative sopra e sotto il banco. Se ne sentono di tutti i colori. Supermario va o resta? Sale sul Colle o rimane a Palazzo Chigi?

Le ultime strategie: i dem vogliono Draghi al Quirinale, il centro destra punta sempre su Berlusconi.

Il leader del Pd conta su due “alleati“ di primo livello: Giuseppe Conte e Giorgia Meloni. Due stampelle strane ma utili per scongiurare il peggio, cioè Berlusconi capo di Stato. Strategia acrobatica, tenuta nascosta per non spaventare nessuno dei peones.

Ma “piano” concordato in un vertice carbonaro di pochi giorni fa tra Letta,Conte, Speranza.  I tre leader (Pd, M5S, Leu) marceranno insieme. E la tenuta del governo? Tranquilli, c’è la Cartabia.  Profetizza Letta. Sarà lei a  garantire una transizione soft verso un nuovo governo.

E poi c’è Giorgia Meloni, seppur di sponda, che Letta incontra spesso, per esempio, alla presentazione di libri. E  la Meloni – che ha già deposta la speranza di elezioni anticipate – “serve” al Pd per neutralizzare Salvini che vuole lasciare Draghi dov’è, cioè a Palazzo Chigi, e frenare così la corsa al Colle di Sua Emittenza.

Berlusconi non molla. Al Quirinale ci crede 

La sfida di Berlusconi a Draghi è partita dopo il pranzo a Villa Grande dell’anti-vigilia. E tra una portata e l’altra ha delineato la strategia di un centro destra di governo e di opposizione. Un centro destra unito. Disposto a candidare il leader di Forza Italia:  comunque la decisione sarà comunicata all’inizio dell’anno. Non prima.

Al vertice  in villa, con Gianni Letta, c’era l’intero arcipelago, in testa Salvini e la Meloni. E poi La Russa, Lupi, Cesa, Tajani, Giacomoni, Renzulli. Hanno fatto un patto di unità, hanno escluso un possibile “Piano B”. Questo a parole. Poi però si è fatta strada uno scenario diverso. Uno scenario condizionato dagli sviluppi della pandemia.

Se le cose dovessero peggiorare, se cioè i contagi dovessero aumentare in misura preoccupante, il centro destra suggerirà di dare continuità a questo governo. Meglio che Draghi continui il suo buon lavoro a Palazzo Chigi senza fughe in avanti quirinalizie.

E Supermario che ne pensa? Per lui la cosa fondamentale è l’unità della maggioranza.
Al momento, dice il suo entourage, ha altro a cui pensare come il Pnrr (“che misura la nostra  credibilità“) e i vincoli europei.

Mastella avverte Draghi

Epperò c’è chi ha colto  durante la riunione della cabina di regia sul Pnrr una certa disponibilità al Quirinale. Clemente Mastella, uno che se ne intende di bluff e patacche, uno che nel Palazzo c’è stato una vita (deputato dal 1976 al 2006; poi senatore  fino al 2008; ministro double-face prima con Berlusconi poi con Prodi) ha avvertito  Draghi.

E gli ha detto: “ Occhio, ci saranno molti franchi tiratori”. E poi: “Supermario andrà al Colle solo se tutti i partiti saranno d’accordo“. Campa cavallo.  Come dire: resterà al governo.