ROMA – Negazionismo, niente reato ma solo aggravante. L’idea del Parlamento di rendere il negazionismo reato, sulla spinta dell’indignazione per la morte senza pentimento alcuno dell’ex ufficiale delle SS in Italia Erich Priebke, si è scontrata con l’opposizione degli storici.
La Sissco, Società italiana per lo studio della storia contemporanea, scrive Francesco Grignetti sulla Stampa, si è appellata contro quello che teme diventi una limitazione alla libertà di opinione. “I ‘reati’, finché si tratta di opinioni, non sono infatti tali”.
All’appello si sono associati Miguel Gotor e Andrea Romano. Secondo Gotor, del Pd, “Da storico, sono contrarissimo. Da politico, penso che sia un clamoroso errore regalare una larga platea a queste persone”. Stessi toni da Romano, Scelta civica: “Io farò le barricate. Sono uno studioso dell’Urss; per noi è pane quotidiano il dibattito se il lager nazista sia confrontabile o meno con il gulag sovietico, per me è inammissibile che tutto ciò possa finire sotto il vaglio di un giudice penale. Pur nutrendo il massimo disprezzo possibile per chi difende teorie negazioniste, lasciamo libero il dibattito”.
La tesi è la stessa della Sissco. La ribadisce alla Stampa il presidente Agostino Giovagnoli: “Sulla definizione di genocidio e su quali siano stati i genocidi nella storia, tranne qualche caso, non vi è accordo tra storici o tra giuristi. Ancor meno c’è accordo su quali vadano considerati i crimini di guerra e contro l’umanità. Spetterebbe al giudice pronunciarsi su una materia squisitamente storica”.
La posizione degli storici ha vinto le resistente del Parlamento. Il disegno di legge è finito nel nulla. Perché si commetta un reato non sarà sufficiente esprimere un’opinione. Se terrà l’accordo di maggioranza il negazionismo sarà una aggravante che determinerà “l’aumento della pena della metà per chi compie istigazione o apologia dei crimini di genocidio o contro l’umanità”.
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