ROMA – Nichi Vendola dice no ad un governissimo Pd-Pdl e ad un accordo tra i due partiti sul Presidente della Repubblica. E apre ad un dialogo con il Movimento 5 Stelle, in particolare su Stefano Rodotà. Anche se Beppe Grillo di accordi con il leader di Sel non ne vuole sapere: ”Io non chiamo Vendola, non chiamo nessuno, non voglio avere contatti, non sono amico di nessuno”.
Vendola, però, è chiaro su eventuali inciuci con il Pdl: ”Se le intese, gli accordi e i dialoghi” che sono in corso in queste ore sul futuro Presidente della Repubblica costituiscono ”la prova d’orchestra di un governissimo allora esprimiamo la nostra radicale contrarietà”, ha detto parlando in sala stampa a Montecitorio. “Dobbiamo cogliere il terreno di avanzato di dialogo che ci offre la ‘rosa’ del Movimento 5 stelle. E’ una positiva, importante base di dialogo” se si vuole accogliere la domanda di cambiamento che viene dal Paese. ”Se si sta lavorando invece ad un inciucio lo si fa contro l’interesse del Paese”.
”Siamo a un punto decisivo, ha detto il leader di Sel, si decide non solo chi andrà al Quirinale, ma il futuro politico del Paese. Metto due punti fermi: primo, se le intese sul Colle fossero le prove d’orchestra per un governissimo non potremmo che esprimere contrarietà, perché sarebbe una risposta antitetica alla domanda venuta dal voto”. Inoltre, ”dobbiamo cogliere il terreno avanzato che ci offre il Movimento 5 Stelle, facendo la tara alle polemiche”.
Per Vendola la rosa di nomi fatta da Beppe Grillo è ”una importante base di dialogo, nella quale sono rappresentate tutte le sfumature della sinistra. Il presidente della Repubblica deve avere una larga e lunga maggioranza, capace di proiettarsi fuori dalla politica”.
Quello che è importante, ha precisato il leader di Sel, è evitare di andare ”nella direzione degli inciuci’‘. Vendola si è detto pronto a brindare se il nuovo Capo dello Stato sarà il garante della Costituzione eletto con un voto più largo visto che dovrà godere di una lunga maggioranza , e non il garante di una nomenclatura, dimostrazione dell’afasia di un ceto politico”.
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