ROMA – Nicola Cosentino da Casal di Principe resiste, il Pdl non ha ancora formalizzato le liste e fino alle 20 di stasera (scadono i termini) resta ostaggio del manipolo di “impresentabili” capeggiati dal potente Nick o’ mericano. Al momento (ore 12 circa) il Pdl campano fa sapere tramite tweet che Cosentino è ancora dentro la partita. Berlusconi invece oscilla, prende tempo: sperava che, dopo l’esempio di Marcello Dell’Utri che si è ritirato dalla corsa, anche Cosentino si risolvesse al passo indietro insieme a Papa, Milanese, Laboccetta e Giggino e Cesaro (meglio noto come “Giggino a purpetta”), il gruppo degli incandidabili.
I quali, si apprende dal Corriere della Sera del 21 gennaio, avrebbero stretto un patto di ferro subito dopo l’arrivo del commissario di partito in Campania per fare un po’ di pulizia nel coordinamento regionale guidato proprio da Cosentino che dovette rassegnare le dimissioni da coordinatore. I sodali del patto del “Bar del Porto” continuano infatti a vedersi nello stesso bar discreto e facilmente raggiungibile all’interno dell’area doganale del porto di Napoli.
I 5 hanno hanno giurato: se cade uno, cadono tutti. Carte da giocare “fino alla morte” (così parlava un Dell’Utri non ancora trombato) non mancano al gruppo qualificato come impresentabile e che si dimostra senz’altro irriducibile. La resistenza è contro Alfano, il nemico giurato (e a Roma sono volate parole grosse udibili fino in portineria a Palazzo Grazioli) che avrebbe convinto il recalcitrante Berlusconi con un argomento cui è molto sensibile: senza gli impresentabili il Pdl guadagna due punti secchi nei sondaggi. E il garantismo, le battaglie anti-giudici, la ragione sociale del partito argine di ogni giustizialismo?
In questo momento giocano altri fattori. Cosentino relaziona in tempo reale i suoi compagni di disavventura tramite sms, dopo che ancora venerdì scorso si erano riuniti al Bar del Porto per affilare le armi in vista del duello finale. Cosentino fa perdere voti, dice la sondaggista di fiducia Ghisleri? Bene, e i trentamila voti, sua personalissima dote in Campania, non contano? A Casal di Principe è lui il signore delle tessere con buona pace dell’altro nemico giurato, quel Caldoro che, anche lui, si è precipitato a Roma per verificare che Nick fosse cacciato sul serio e con lui tutta la “lista Terzigno” (dal nome della discarica). Ah sì? Allora Cosentino minaccia di ritirare le sue truppe dal consiglio regionale, basta un cenno del capo e Caldoro, la faccia pulita della Campania, si ritrova senza presidenza.
Intanto Nick o’ mericano ha provveduto a far piazza pulita, a suo modo, sempre in Campania, a dimostrazione che lì il dominus continua ad essere lui. Difficile, però, che da solo accetti l’invito di Berlusconi a compiere un gesto di generosità: se non viene eletto deve affrontare non uno ma due processi in cui è imputato per “concorso in associazione camorristica, corruzione e reimpiego di capitali illeciti aggravati dalla finalità mafiosa”. Se non viene eletto, senza il salvagente dell’immunità, lo arrestano.
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