Nicola Fratoianni al posto di Migliore: nuovo capogruppo di Sel alla Camera

Nicola Fratoianni è il nuovo capogruppo alla Camera di Sinistra Ecologia e libertà, dopo le dimissioni e l’uscita dal partito di Gennaro Migliore. Fratoianni, 42 anni, pisano, padre molisano, fa parte di Sel fino dalla fondazione, è stato assessore alle politiche giovanili della Regione Puglia e dal 15 febbraio, dopo la vittoria della sua mozione nel congresso di Riccione di fine gennaio, era coordinatore nazionale del partito di Nichi Vendola. Fra i leader dell’ala “sinistra” di Sel, fautore dell’operazione Lista Tsipras, è diventato uno dei principali obiettivi polemici dei parlamentari che sono usciti da Sel, confluendo (per ora) nel gruppo misto. Nei giorni scorsi aveva dichiarato, riguardo alla spaccatura interna, di essere pronto a rinunciare al ruolo di coordinatore: “Voglio dire ai compagni e alle compagne che il mandato che mi hanno dato è nella loro disponibilità”, aveva scritto su Facebook, rispondendo a chi “chiede al gruppo dirigente un passo indietro”: alcuni che pensano che serva “dare un segnale” e altri che credono che sia colpa della “cattiva gestione del gruppo dirigente”. “Tutte valutazioni legittime”, secondo il coordinatore di Sel.
Nicola Fratoianni al posto di Migliore: nuovo capogruppo di Sel alla Camera
Da sinistra a destra: Migliore, Vendola e Fratoianni (La Presse)

ROMA – Nicola Fratoianni è il nuovo capogruppo alla Camera di Sinistra Ecologia e libertà, dopo le dimissioni e l’uscita dal partito di Gennaro Migliore. Fratoianni, 42 anni, pisano, padre molisano, fa parte di Sel fino dalla fondazione, è stato assessore alle politiche giovanili della Regione Puglia e dal 15 febbraio, dopo la vittoria della sua mozione nel congresso di Riccione di fine gennaio, era coordinatore nazionale del partito di Nichi Vendola.

Fra i leader dell’ala “sinistra” di Sel, fautore dell’operazione Lista Tsipras, è diventato uno dei principali obiettivi polemici dei parlamentari che sono usciti da Sel, confluendo (per ora) nel gruppo misto. Nei giorni scorsi aveva dichiarato, riguardo alla spaccatura interna, di essere pronto a rinunciare al ruolo di coordinatore:

“Voglio dire ai compagni e alle compagne che il mandato che mi hanno dato è nella loro disponibilità”, aveva scritto su Facebook, rispondendo a chi “chiede al gruppo dirigente un passo indietro”: alcuni che pensano che serva “dare un segnale” e altri che credono che sia colpa della “cattiva gestione del gruppo dirigente”. “Tutte valutazioni legittime”, secondo il coordinatore di Sel.

Secondo Fratoianni:

Noi ci siamo divisi sul governo, sul nostro giudizio sul governo e su Renzi. Chi se ne va lo fa perché ritiene necessario cambiare la collocazione di Sel e sostenere l’azione del Governo Renzi. Chi se ne va lo fa perché interpreta Renzi come l’unico fattore di innovazione a sinistra. Io non considero questa scelta un tradimento. Semplicemente non sono d’accordo. Penso che sia un errore clamoroso”.

Mi dispiace perché tra chi ha scelto di andare via ci sono persone come Gennaro Migliore col quale ho condiviso 20 anni di vita. Ora però è il momento di capire perché siamo arrivati a questo punto”. Il coordinatore nazionale di Sel spiega il suo punto di vista su quanto accaduto: “Si è descritto il nostro dibattito come lo scontro tra chi voleva andare nel Pd e chi in nome di una costituente della sinistra radicale cercava di riportare Sel indietro nel tempo, addirittura impegnato nel tentativo di trasformarla in una nuova versione di Rifondazione. La verità è che questa rappresentazione delle cose non ha nulla a che vedere con quello che è successo. Noi ci siamo divisi sul Governo, sul nostro giudizio sul Governo e su Renzi”.

Sulla decisione dei dimissionari, Fratoianni conclude: “Chi lo fa parte dall’idea che si sia chiuso ogni spazio politico per una forza autonoma della sinistra. Resto convinto che questo sia il nostro campo e che oggi sia possibile coltivarlo se sapremo guardare con intelligenza all’esperienza della lista Tsipras e a quel milione e duecentomila voti che hanno premiato la nostra scelta congressuale non considerando quel risultato, e chi con noi lo ha costruito, come un recinto nel quale rinchiudersi ma come uno dei punti da cui muovere la nostra iniziativa per ricostruire le condizioni del cambiamento, per incalzare il Governo e persino se ce ne saranno le condizioni per cambiare in Parlamento i rapporti di forza”.

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