MILANO – Nicole Minetti deve arrivare al 21 ottobre restando in carica come consigliera della Regione Lombardia: le basterà questo per maturare i 30 mesi di “servizio” che le aprono le porte dell vitalizio garantito dallo statuto del Pirellone, una pensione da 1.300 euro al mese che la Minetti incasserà a partire dal 60° anno di età e finché morte non la separi (dalla busta paga).
Non ce l’ha fatta Renzo Bossi, il “trota”, non ce l’ha fatta l’altro leghista indagato Davide Boni, che si sono dimessi ad aprile. Ma ce l’hanno fatta quasi tutti gli altri indagati, e al consiglio regionale lombardo non sono pochi. A partire da Domenico Zambetti, il consigliere Pdl arrestato perché secondo l’accusa avrebbe chiesto i voti a quei boss della ‘ndrangheta che nelle intercettazioni lo definivano “‘U pisciaturo“.
Ma la Minetti aveva detto chiaramente che lei non avrebbe voluto far parte della “casta che si fa mantenere con i soldi pubblici”. E che “piuttosto che prendere un vitalizio dalla Regione Lombardia mi dimetto il giorno prima che scatti il diritto, il prossimo ottobre. Giuro”. In ogni caso “decido da sola quando dare le dimissioni. Non ho bisogno di ordini o pressioni”, ma “non voglio dare a nessuno la soddisfazione di potermi rinfacciare in eterno il privilegio”
Ma la legge regionale numero 12 del 20 marzo 1995 parla chiaro e se il Consiglio non verrà sciolto in blocco prima e se la Minetti non farà il gran gesto, le basterà continuare a versarsi i contributi per avere diritto al vitalizio.
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