Da Napolitano un “ni” al Pdl: Silvio non lo salvo ma va garantito

Pubblicato il 12 Marzo 2013 - 13:15| Aggiornato il 23 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un “no” secco al Pdl, perché non sarà il presidente della Repubblica a salvare Berlusconi. Un “no” che diventa”ni”, però quando Napolitano dice pubblicamente che la partecipazione alla politica di Berlusconi va comunque garantita. Questo dice, fuori dal linguaggio istituzionale, il comunicato del Quirinale. Il Pdl chiedeva un intervento del Colle per fermare il fiume di udienze e sentenze in arrivo sul fronte giudiziario. I processi milanesi, ma anche quello napoletano per il quale i pm vorrebbero chiedere addirittura il rito immediato. Significa una via crucis lunga settimane per Berlusconi, proprio mentre la trattativa per il nuovo governo è tutta aperta.

Napolitano dice “no” a un intervento diretto. “Non posso interferire con la Giustizia“, anche se poi convoca il Csm. In una nota diffusa al termine dell’incontro con la delegazione Pdl, guidata da Angelino Alfano, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ribadisce il suo no alla richiesta esplicita di un intervento dello stesso capo dello Stato da parte del Pdl che accusa: “Vogliono far fuori Berlusconi per via giudiziaria, è emergenza democratica”.

Nella stessa nota si legge poi che “il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha invitato il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura ad un incontro alle ore 18.00 nel suo studio al Quirinale”.

Dopo la manifestazione inscenata lunedì fuori e dentro l’aula del Tribunale di Milano, il segretario Pdl e i capigruppo uscenti di Camera e Senato sono saliti al Colle. Al centro dell’incontro la vicenda giudiziaria che riguarda Silvio Berlusconi e l’ipotesi “Aventino“, ossia non partecipare alle prime sedute del Parlamento. ”Il Presidente della Repubblica ha espresso il suo vivo rammarico per il riaccendersi di tensioni e contrapposizioni tra politica e giustizia – si legge nella nota del Quirinale – Rammarico, in particolare, per quanto è accaduto ieri ed è sfociato in una manifestazione politica senza precedenti all’interno del palazzo di giustizia di Milano”.

“Il Capo dello Stato, nel fare appello a un comune e generale senso di responsabilità perché non appaia messa in questione né la libertà di espressione di ogni dissenso né l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, ha auspicato un immediato cambiamento del clima venutosi a creare”.

“Napolitano ha ascoltato con grande attenzione le nostre preoccupazioni per i rischi che sta correndo la democrazia italiana” commentano a loro volta in una nota Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. E aggiungono: “Di fronte a questi rischi il Popolo della Libertà continuerà a esprimere, con tutte le forze di cui dispone, le proprie ragioni e a difendere la propria storia e quella di Silvio Berlusconi”.

Ma Napolitano insiste e nel pomeriggio, dopo la riunione con il Csm, scrive un’ulteriore nota che suona come una “strigliata”: ”In questo momento si registra purtroppo un’allarmante nuova spirale di polemiche tra voci che si levano dall’uno e dall’altro campo”, cioè tra il mondo della politica e quello della giustizia. ”Alle elezioni del 24 febbraio, e anche per effetto della situazione che ne è scaturita, ma soprattutto per l’estrema importanza e delicatezza degli adempimenti istituzionali che stanno venendo a scadenza, occorre evitare tensioni destabilizzanti per il nostro sistema democratico”.  Il ”più severo controllo di legalità” è ”un imperativo assoluto per la salute della Repubblica da cui nessuno può considerarsi esonerato in virtù dell’investitura popolare ricevuta”.

D’altro canto Napolitano osserva: ”E’ comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo nelle elezioni, di veder garantito che il suo leader possa partecipare alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento, che si proietterà fino alla seconda metà del prossimo mese di aprile”.