Noemi e Berlusconi/ Rotondi: “Premier vittima di una congiura di un gruppo occulto che ha usato Repubblica per far cadere il governo”

«Non ci giriamo attorno: il caso Noemi appare come una congiura ed è fallita. Potrei fare anch’io dieci domande a Repubblica, ma il giornale romano è stato solo uno strumento inconsapevole». Dipinge un quadro fosco il ministro per l’Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi, intervistato dal sito Affari Italiani.

«La partita non è tra Repubblica, il premier e Noemi. Dico quello che tutti pensano nella maggioranza: il premier è oggetto di una operazione di destabilizzazione. Essa avviene con gli strumenti di tutti i casi precedenti, dal caso Piccioni-Montesi al caso Cossiga-Donat Cattin per non parlare di Giovanni Leone. Allora si parlava di servizi deviati, oggi anche in questo settore c’è una proficua privatizzazione».

E «nell’ipotesi di complotto, che a me pare evidente, escludo ogni riferimento ai servizi segreti».

«Oggi anche nel campo dell’intelligence – suggerisce il ministro – sono avvenute ampie privatizzazioni: da Genchi in su è pieno di gruppi di lavoro dediti a volontariato tutt’altro che benefico. Di sicuro, l’operazione “Noemi” è una montatura tecnicamente realizzabile solo con mesi di lavoro supportato da mezzi e uomini. Con tutto il rispetto per il lavoro dei giornalisti di Repubblica – spiega il ministro – sono solo uno degli strumenti utilizzati, senza nessuna loro consapevolezza».

«Formulo – ribadisce – il legittimo sospetto che vi sia stato un gruppo di intelligenza che si è dato l’obiettivo di indirizzare al premier un’accusa infamante e di fare in modo che a formularla fosse la moglie. Con un doppio obiettivo: renderla attendibile e dargli il massimo della pubblicità. Certamente il fine era far cadere il governo, non ho alcun dubbio in proposito. Il gruppo di intelligenza non ha sparato per ferire Berlusconi, ma per ucciderlo», rincara la dose Rotondi.

«A differenza del centrodestra, anche se il teatro è Napoli, non prendo questa vicenda a taralucci e vino. Non è – prosegue il ministro Pdl – una vicenda da sottovalutare. La accosto a tre casi: Montesi-Piccioni, Cossiga-Donat Cattin e Leone-Cederna. In tutti e tre i casi si è saputo che i giornali e i giornalisti erano solo strumenti incolpevoli e inconsapevoli, quindi non sto attaccando Repubblica, la sto difendendo. La regia di questa operazione è nell’ombra e non riguarda né Repubblica né la sinistra italiana. Di questo ne sono convintissimo».

«Chi come me ha posseduto l’archivio segreto della Democrazia Cristiana – sottolinea – si permette di parlare con un pizzico di professionalità in più. Questa è una congiura, come molte ci sono state, alcune non conosciute, nella storia della Dc. Di fronte a un premier che viaggia verso il record storico di durata, di popolarità e di risultati di governo vi è stato un gruppo di intelligenza – ripete – che ha voluto colpirlo al cuore e quel po’ che resta della gloriosa tradizione democratica del Partito Comunista farebbe benissimo a fare una riflessione più seria su quanto è avvenuto. Certamente per carpire un movimento così innocente ma riservato e causare tutto questo, sono autorizzato a sospettare – aggiunge – che il premier sia seguito da mesi. E che alla prima occasione in cui la verosimiglianza poteva far accadere l’incidente questo è avvenuto. La mia convinzione è che si tratti di una cosa molto seria».

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