Nomine pubbliche, lunedì Renzi sceglie: Eni, Enel, Finmeccanica, Terna, Poste

Nomine pubbliche, lunedì Renzi sceglie: Eni, Enel, Finmeccanica, Terna, Poste
Claudio Descalzi: sarà lui il nuovo capo dell’Eni?

ROMA – Le nomine dei nuovi vertici delle grandi società pubbliche, Eni, Enel, Finmeccanica, Terna, Poste in prima fila, saranno di nostra conoscenza entro oggi (14 aprile).

I nomi che girano sono sempre quelli, in entrata e anche in uscita.

In uscita ci sembrano essere tutti, come ha scritto Roberto Mania su Repubblica:

“I vari Paolo Scaroni, Fulvio Conti, Flavio Cattaneo, Massimo Sarmi sono arrivati al terzo se non addirittura al quarto mandato. Non ne riceveranno un altro, al di là delle performance ottenute in questi anni dalle proprie aziende”.

Flavio Cattaneo di Terna, secondo il Fatto,

“è in lista per il cda di Telecom, col curriculum per diventare ad al posto di Marco Patuano”.

Non sarà confermato, scrive Repubblica,

“nemmeno Alessandro Pansa che, per quanto sia al primo giro da amministratore delegato di Finmeccanica, è al vertice di piazza Monte Grappa dai tempi di Pier Francesco Guarguaglini, tempi che rivisti oggi appaiono un’altra epoca politica. Ed è proprio un’epoca di un sistema di potere che si chiude”.

A occupare i loro posti sarà una scelta fra Claudio Descalzi (Eni), Mauro Moretti (Finmeccanica), Francesco Starace, Andrea Mangoni (Enel), Monica Mondardini (Enel, Poste), Francesco Caio (Terna, Poste), Aldo Chiarini (Poste), Domenico Arcuri (Finmeccanica o Ferrovie), Giuseppe Giordo (Finmeccanica).

Sapremo tutto lunedì sera, a Borsa chiusa, secondo alcuni, secondo altri già lunedì mattina, sempre a Borsa chiusa, prima che aprano le contrattazioni.

In ogni caso sarà Matteo Renzi a decidere, anche se formalmente lo farà il Tesoro che è l’azionista delle società.

Fino a lunedì, mattina o pomeriggio che sia, ci saranno gli ultimi contatti tra Matteo Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Per Eni e Finmeccanica, aggiunge Roberto Mania, saranno rese pubbliche le liste dei candidati ai consigli di amministrazione appena in tempo per rispettare i termini di legge che impone di stilarle 25 giorni prima della convocazione delle assemblee. Ma è probabile che lunedì arrivino pure le liste per l’Enel, per le Poste (società non quotata) e per Terna (partecipata non dal Tesoro bensì dalla Cassa depositi e prestiti).

Un problema su cui tutti glissano con nonchalance ma che viene giustamente sottolineato da Sergio Rizzo, che del suo stipendio al Corriere della Sera non parla mai, ma per quelli degli altri invoca sempre tagli, è quello dei soldi. Ha scritto Sergio Rizzo:

“L’indicazione che il governo dovrebbe dare è quella di limitare le retribuzioni degli amministratori a 400 mila euro: meno di un tredicesimo del compenso toccato all’attuale capo dell’Eni Paolo Scaroni. Una questione mica da ridere, a proposito della quale va detto che non mancano perplessità. Anche perché la faccenda delle retribuzioni dei manager si lega strettamente alla valutazione dei risultati: tema a proposito di cui la stessa commissione Attività produttive del Senato ha proposto un rafforzamento degli uffici del Tesoro dedicati alla gestione delle partecipate”,

tanto per aumentare un po’ rigidità e burocrazia..

Di soldi, inoltre, assicura Sergio Rizzo, si

“parlerà soprattutto a proposito delle buonuscite milionarie previste nei contratti degli amministratori delegati che verranno sostituiti. Sul settimanale L’Espresso Luca Piana ha calcolato in 8,3 milioni di euro la liquidazione di Scaroni e 6,4 quella di Conti. Ma quest’ultimo ha in tasca anche una clausola di ricollocazione che gli è stata concessa in occasione dei precedenti rinnovi: prevede che in alternativa alla buonuscita il governo si impegni a garantirgli l’affidamento di un posto di livello almeno equiparabile a quello ricoperto all’Enel. E questo non potrebbe essere altro che quello oggi occupato da Scaroni…

 

La vicenda di Paolo Scaroni, come la raccontano Stefano Feltri e Carlo Tecce sul Fatto, è un paradigma della imprevedibilità della vita:

“Paolo Scaroni, dopo nove anni al vertice dell’Eni, sembrava inamovibile. Nonostante l’inchiesta della procura di Milano per corruzione internazionale, i tre mandati e le perplessità di alcuni azionisti dell’Eni (come il fondo Knight Vinke che ha venduto la sua quota). Anche le nuove regole sull’onorabilità dei manager sembravano dimenticate sul fondo di un cassetto. Poi tutto è andato storto per Scaroni: sono finite le larghe intese, il suo storico referente politico, Silvio Berlusconi, è finito fuori dal Parlamento e all’opposizione, si è sfaldato il governo Letta che sembrava orientato a una continuità totale sulle nomine (al giro precedente aveva riconfermato perfino il presidente delle Fs Lamberto Cardia), il tribunale di Rovigo lo ha condannato nel processo per la centrale Enel di Porto Tolle, in quando ex ad della società, e arrivata la crisi dell’Ucraina che ha creato un clima da Guerra Fredda pessimo per un filorusso come Scaroni. Un disastro dopo l’altro”.

Continua il racconto:

“Il governo Renzi, con il sottosegretario Angelo Rughetti, ha dichiarato guerra: via tutti i manager che hanno fatto tre mandati. Scaroni si è trovato sempre più in difficoltà, prendere all’ultimo secondo un aereo da Londra per farsi trovare a Porta a Porta a fianco di Renzi non è bastato. Il presidente dell’Eni Giuseppe Recchi, visto il clima di incertezza sul futuro, ha accettato la candidatura al vertice di Telecom nella lista di Telco, la holding di controllo, e Scaroni ha provato con il piano B: passare alla presidenza dell’Eni. Niente da fare.

“Il Tesoro ha mandato una lettera all’Eni per chiedere di cambiare lo statuto: ineleggibili ai vertici i condannati e gli imputati per corruzione. Scaroni non è imputato ma, essendo indagato, potrebbe anche diventarlo. L’ad dell’Eni non l’ha presa bene e ha dispiegato tutto il soft power dell’Eni: nel giro di pochi giorni Reuters e Wall Street Journal hanno sollevato obiezioni sui requisiti troppo alti di onorabilità, Scaroni ha incontrato Renzi a pranzo per contestare le nuove regole. Ultimo tentativo del top manager: un editoriale sul Financial Times di venerdì per sostenere che è troppo rischioso fare la guerra alla Russia sull’energia ora, se l’Europa vuole emanciparsi dal suo gas deve prepararsi a un percorso lungo, scegliere se puntare sul carbone o sul nucleare. Insomma: la crisi geopolitica non è una buona ragione per far fuori Scaroni.

“Scaroni è perfettamente consapevole che il suo legame con Vladimir Putin, prezioso ai tempi di Berlusconi, è diventato un punto debole di cui, probabilmente, Renzi ha discusso con Barack Obama nella sua visita romana del 27 marzo. Uno dei candidati alternativi al vertice dell’Eni, Leonardo Maugeri, è stato abile a presentarsi come molto più filoamericano: ex dirigente Eni, professore ad Harvard, “consulente” di Obama (nel senso che ha inviato alcuni paper all’amministrazione). Maugeri ha anche assunto un portavoce per la stagione delle nomine, consapevole che gli avversari non esitavano a fargli la guerra di comunicazione (“è uomo di numeri e ricerche, non di azienda”, dicevano di lui), per questo ci ha tenuto a incontrare Renzi, così come Claudio Descalzi, il direttore generale dell’Eni che ha visto il premier anche a Londra”.

Poi c’è il capitolo Finmeccanica, dove il presidente Gianni De Gennaro

“ha voluto il sostegno dell’amico giornalista Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità, arrivato nel gruppo giusto in tempo per seguire il totonomine e difendere le ragioni della continuità. Pare aver funzionato, perché De Gennaro, forte del sostegno del Quirinale, si comporta come uno sicuro della riconferma, la prossima settimana ha già in agenda diversi eventi pubblici. Anche l’ad del gruppo della difesa, Alessandro Pansa, potrebbe sopravvivere: è al vertice da poco più di un anno, in Borsa il titolo è salito e per lui tifa la parte del Pd non renziana che, in una logica di equilibri, potrebbe intestarsi la guida di Finmeccanica. Ma il nome alternativo è forte, Domenico Arcuri, vicino a Gianni Letta, oggi a Invitalia”.

“Il più abile a muoversi nel totonomine è stato Fulvio Conti, l’ad dell’Enel: mai una dichiarazione, profilo bassissimo, giusto la promessa di aumentare ancora i dividendi (per i soci, tra cui lo Stato) e la capacità di risaltare per confronto con Scaroni: l’ad dell’Eni condannato a Porto Tolle, Conti no, Scaroni contesta i requisiti di onorabilità (assoldando il super avvocato Guido Rossi per un parere a suo sostegno) e Conti li approva in cda, Scaroni bocciato e contestato dalla commissione Industria del Senato che con MassimoMucchetti del Pd che ha dato le pagelle (facendo irritare molti, da Scaroni ad alcuni membri del governo), Conti criticato ma meno dell’altro. Quasi impossibile, però, che ce la faccia, si parla già di un suo futuro in Rcs al posto di Pietro Scott Jovane, sempre più in difficoltà. La sostituzione di Conti con l’ad di Enel Green Power Francesco Starace pare cosa fatta, alla presidenza Renzi vorrebbe una donna: si parla molto dell’ambasciatrice Elisabetta Belloni”.

La maggiore novità delle ultime ore la dà Repubblica, che indica in Mauro Moretti, attuale amministratore delegato delle Ferrovie, un forte candidato al vertice di Finmeccanica, la holding pubblica della difesa e dell’aeronautica:

“Moretti piace a Renzi che aveva pensato di portarlo anche nel suo governo”

e che sembra quindi essere passato sulla polemica causata dal taglio delle retribuzioni pubbliche:

“Moretti potrebbe essere il manager giusto in particolare per realizzare un processo strategico di integrazione nel settore dei trasporti valorizzando alcune aziende del gruppo come Ansaldo Breda altrimenti destinata alla cessione. Al posto di Moretti potrebbe andare Domenico Arcuri, ora ad di Invitalia, fortemente sostenuto dall’area che fa riferimento a Massimo D’Alema. In alternativa a Moretti rimane il nome di Giuseppe Giordo, attuale amministratore delegato di Alenia.

“All’Eni, la più grande società italiana, la poltrona più importante, quella dell’amministratore delegato sembra ormai destinata a Claudio Descalzi, milanese, classe 1956. Considerato unanimemente un manager di estremo valore. Il suo handicap? Essere un uomo scelto e valorizzato da Scaroni. Ma con quest’ultimo fuori dai giochi, le chance di Descalzi si sono impennate. Salvo sorprese sarà lui a prendere le redini del comando del “Cane a sei zampe” per i prossimi tre anni. Il presidente Renzi lo ha significativamente incontrato a Milano due giorni fa. Descalzi, d’altra parte, è responsabile dell’esplorazione strategica dell’esplorazione che corrisponde a oltre il 90% del business del gruppo. È un manager di fitte relazioni internazionali, sposato con una principessa congolese.

Per la presidenza dell’Eni si è fatto il nome dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino. Ma, per quanto è trapelato in questi ultimi giorni non sarebbe stata contattata e, nello stesso tempo, non sembra che l’avvocato di molti potenti sia interessata a cambiare lavoro. Gira così il nome di un’altra donna: quello di Elisabetta Belloni, direttore generale della Farnesina, già capo dell’Unità di crisi. In lista anche l’ex ad dell’Eni, ai tempi della privatizzazione, Franco Bernabè, e l’ex ambasciatore Giampiero Massolo.

La presidenza Enel potrebbe andare ad una donna: Patrizia Grieco, numero uno Olivetti. Mentre il ruolo di ad sembrano giocarsela in tre: Francesco Starace, ad di Enel Green Power, pare sostenuto dall’amico di Renzi, Marco Carrai; Andrea Mangoni, ad di Sorgenia, che piacerebbe al sottosegretario Luca Lotti, uno dei renziani che ha in mano il dossier nomine; Monica Mondardini, ad di Cir e del Gruppo Editoriale L’Espresso. La stessa Mondardini è anche candidata a guidare le Poste. In alternativa si fa il nome dell’ex Mr. Agenda Digitale Francesco Caio. Per Terna il candidato più gettonato è, infine, Aldo Chiarini, ad di Gaz de France Italia.

Dice il toto nomine che per il posto di Fulvio Conti all’Enel sarebbe in atto una ballottaggio fra l’amministratore della controllata Green Power Francesco Starace e il capo di Gdf Suez Italia Aldo Chiarini, sul ponte di comando dell’Eni è probabile lo sbarco del direttore generale Descalzi, per le Poste c’è la candidatura di Francesco Caio e alla Finmeccanica si prevede la promozione di Antonio Perfetti con Alessandro Pansa dirottato a Fintecna. Non scordiamo poi gli outsider, citati sempre dalla stampa: come gli attuali amministratori delegati di Invitalia Domenico Arcuri e delle Ferrovie, Mauro Moretti. Difficile dire quante di queste ipotesi troveranno conferma nella lista ufficiale che conosceremo domani: non sono affatto da escludere novità rilevanti. Per esempio, si sa che sono molto alte presso il governo Renzi le quotazioni del giovane direttore generale della Cassa depositi e prestiti, Matteo Del Fante”.

 

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