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Nuovo crollo a Pompei e tornano le polemiche

di Lorenzo Briotti |2 Dicembre 2010 11:42

”Ancora tre giorni di pioggia e crolla tutto”. Matteo, ex custode ed ora guida della Soprintendenza Archeologica, considerato un’ autorità a Pompei, guarda i resti del muro divisorio di una bottega crollato la scorsa notte nella via Stabiana.

Le pietre nere sono impregnate d’acqua. ”Ci vorrebbero tre giorni di sole – dice – per asciugare questi muri”. Ma il cielo non promette niente di buono. Sulla Campania cade da 15 giorni una pioggia quasi ininterrotta ed i rischi per le circa 1500 case, spesso solo un perimetro delimitato da mura, distribuite sui 66 ettari dell’ area archeologica di Pompei aumentano. Il crollo in via Stabiana, così come quello di una parte della parete di accesso ad un ambiente della vicina casa del ”lupanare piccolo”, chiusa al pubblico, è dovuto tecnicamente alla ”perdita di coesione” della malta che lega tra loro le pietre, in seguito alle ”martellanti piogge di questi giorni”.

Lo spiega la Soprintendente ad interim Jeannette Papadopolus, che andrà in pensione il 31 dicembre. ”Sono episodi possibili nel corso della vita di un vasto sito archeologico di 2000 anni, e che non devono generare allarmismo”. Dal 6 novembre, quando crollarono il solaio in calcestruzzo e buona parte della mura della Schola Armaturarum, sono almeno cinque gli episodi di crolli di varie dimensioni accertati. Martedì 30 novembre un muro grezzo ha ceduto nel giardino di una Domus conosciuta come la ”casa del moralista”. La polemica si riaccende su due questioni essenziali: perche’ tanti crolli e che cosa si può fare per arginarli. ”I muri crollano da anni – dice l’ architetto Antonio Irlando, dell”Osservatorio Beni culturali’ – ma adesso la Procura di Torre Annunziata vuole sapere di ogni pietra, ed ecco che questo tipo di notizie si moltiplicano”.

E le soluzioni? ”Parliamoci chiaro, non ci sono responsabilità di oggi, qui non è stata fatta manutenzione quotidiana per molti anni, compresi i quasi 15 anni del mandato del soprintendente Giovanni Guzzo. Ma oltre a quella della Soprintendenza c’è la responsabilità della gestione commissariale di Marcello Fiori, che ha speso in manutenzione solo una minima parte dei 179 milioni di euro disponibili”.

”Senza competenze manageriali non si pu’ amministrare un’ area archeologica grande come questa – dice il professor Claudio Salerno, naturalista, a Pompei dal 1995, non basta la tutela e la direzione scientifica della Soprintendenza. L’ idea di una Fondazione è buona, ma va accelerata”.

Intanto in Parlamento l’ opposizione riapre il fuoco sul ministro per i beni culturali Sandro Bondi, che parla di ”spaventosa strumentalizzazione”. Dal Pd, ad Idv, è  un coro di accuse. Contro l’ idea di dare vita ad una Fondazione per Pompei, sul modello di quanto fatto con il Museo egizio di Torino, si schiera anche la Uil Beni culturali. Il capogruppo dei senatori di Idv, Felice Belisario, chiama in causa addirittura la ”famiglia allargata” di Bondi e la invita a ”puntellare i monumenti di Pompei”. In risposta riceve da Manuela Repetti, compagna del ministro e deputata, l’ invito a ”puntellarsi il cervello”.

Critiche al ministro anche dalle associazioni degli archeologi. Il portavoce del Pdl Daniele Capezzone parla di ”fatwa violenta e illiberale” delle opposizioni. ”Lo attaccano perché sostiene Berlusconi”, dice Cicchitto, capogruppo alla Camera.

Le immagini del crollo di Pompei:

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