ROMA – Nuovo governo e nuovo premier mercoledì: Giorgio Napolitano ha fatto in fretta e ha finito le consultazioni. Mercoledì, ha comunicato Enrico Letta, l’ultimo a salire al Colle, Napolitano deciderà il governo e quindi il premier. Chi sarà? Matteo Renzi? Giuliano Amato? Enrico Letta stesso?
Sarà Matteo Renzi? Su di lui si sono espressi a favore in molti: dai “giovani turchi” del Pd (un tempo bersaniani) a Pdl e Scelta civica e addirittura a Fratelli d’Italia. Più diversi della cosiddetta società civile. La direzione del Pd sul suo nome non ha detto nulla, anche se a Matteo Orfini che ha provato a caldeggiare (seppure senza nominarlo) un cambiamento hanno risposto diversi con i fischi.
Nella mattinata di martedì un Renzi premier sembrava quasi cosa fatta ma con il procedere della giornata il suo nome si è sgonfiato. Sembra che Silvio Berlusconi da Napolitano abbia espressamente detto di non volerlo. All’interno del Pd in moltissimi chiedono di non “bruciarlo” ora, di tenerselo in serbo per le prossime elezioni. Che diversi vedono vicine. Renzi stesso ha definito quella di lui premier “l’ipotesi più sorprendente e meno probabile, non credo sia sul tappeto”.
Sarà Giuliano Amato? Il suo nome è stato il primo ad essere fatto, già sabato pomeriggio. Si dava quasi per certo ma il no “non derogabile” della Lega fa perdere quotazioni al suo nome. Lui intanto fa sapere di non aver ricevuto nessuna telefonata da Napolitano ma fatto sta che è tornato in fretta a Roma e sembra aspettare gli eventi. Intanto su un possibile prelievo forzoso sui conti correnti, come avvenne nel ’92, scherza con un giornalista: “Lei quanti soldi ha in banca?”. Poi assicura: “Non ci sarà alcun prelievo forzoso”. Ma solo il ricordo dei tempi che furono lo fa arretrare ancora nelle previsioni.
Sarà Enrico Letta? Il nome di Enrico Letta ha iniziato a girare con sempre più insistenza nel pomeriggio di martedì. Al Pd non sembrerebbe una forzatura, visto che è il vice presidente e visto che è stato lui a guidare la delegazione Democrat al Quirinale per queste terze consultazioni. Il braccio destra di Pier Luigi Bersani potrebbe inoltre piacere al Pdl, dove milita lo zio Gianni, fidatissimo braccio destro di Silvio Berlusconi.
Un altro nome che è girato, forse quello meno quotato, è del ministro Fabrizio Barca, da poco salito alla ribalta dell’establishment del Pd. Diversi nel Pd, ma anche nella sinistra che una volta chiamavamo radicale, ovvero Sel, lo vedono come il nuovo che avanza. Come una boccata di ossigeno. Ha inoltre credibilità ed è esponente, ancora in carica, del governo dei tecnici voluto da Napolitano.
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