P3, Verdini dai pm “scarica” Dell’Utri: “Lui organizzò tutto”

Pubblicato il 28 Luglio 2010 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA

Denis Verdini

Denis Verdini parla 9 ore davanti ai pubblici ministeri di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla loggia segreta P3. Si difende su tutta la linea, come ricostruisce Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera. “Non conoscevo né Lombardi, né Martino. Fu Marcello Dell’Utri a portarli a pranzo a casa mia. Con lui siamo amici da una vita, è una persona carismatica. Se lui viene con qualcuno che cosa dovrei fare? Non posso certo chiedere i documenti alle persone che lo accompagnano”.

Si difende Verdini e racconta che lui, con questa loggia segreta, non c’entra nulla. Ma ci sono quegli assegni ricevuti da Flavio Carboni a metterlo in difficoltà. Su questo punto annuncia che a breve consegnerà in procura una memoria per chiarire ogni aspetto.

Si difende sull’affare dell’eolico in Sardegna: “Non ero interessato perchè non ci capivo niente”. Ammette solo di aver favorito Ignazio Farris a direttore dell’Arpas (l’Agenzia sarda per l’ambiente) : “Carboni mi disse che aveva fatto una promessa e io gli dissi che andava bene. Per me non c’era nulla di illecito nel favorirlo”.

Ci sono tanti soldi che legherebbero, secondo la ricostruzione degli investigatori, Verdini a Carboni. Precisamente 2 milioni e 600 mila euro. Soldi che la compagna dell’imprenditore sardo avrebbe versato alla “Società Toscana Edizioni”  e di cui Verdini si sarebbe appropriato. Verdini ha sostenuto davanti ai magistrati che si trattava di soldi versati da Carboni per rilevare alcune quote del Giornale della Toscana. Ma l’affare non andò in porto perchè iniziò l’indagine della procura di Firenze e rimase tutto sospeso. I magistrati non sarebbero stati convinti dalla versione fornita: ancora oscuro il motivo per cui Carboni avrebbe dato così tanti soldi e il sospetto è che si trattasse in realtà di una tangente mascherata.

Verdini conferma l’incontro a casa sua il 23 settembre 2009. Venne organizzato da Marcello Dell’Utri. “In quell’occasione si parlò effettivamente del Lodo Alfano, ma come avveniva in tutta Italia, visto che mancavano dieci giorni alla decisione. Facevamo pronostici, cercavamo di capire come avrebbe votato ogni giudice e ricordo che Martone disse che non conta come sono stati eletti i giudici della Consulta perché alla fine votano in maniera autonoma. Io non ho mai effettuato pressioni su nessuno. Martino e Lombardi li avrò visti altre due o tre volte”.

Ed ecco la versione di Verdini sul dossier sulle frequentazioni coi trans di Stefano Caldoro, candidato alla guida della Campania dopo la “caduta in disgrazia” di Cosentino, del quale era stato chiesto l’arresto. “Mi arriva in forma anonima un foglio che lo riguarda (Caldoro, ndr) dove sono annotati alcuni alberghi, un elenco di nomi maschili e le date in cui li avrebbe incontrati. Chiedo informazioni a Cosentino e lui mi dice che si tratta di roba vecchia.  A questo punto informo Berlusconi e siamo d’accordo di parlarne direttamente con Caldoro per capire che cosa stia accadendo. Lo chiamo e poi lo incontro a Roma in Parlamento. Lui giura su sua moglie e sui suoi figli che sono tutte falsità, mi assicura che non ci può essere niente di simile contro di lui. Io lo riferisco a Berlusconi e decidiamo di credergli e dargli fiducia confermando la sua candidatura”.