Pace o condizionatore? Risposta: la seconda che hai detto. Def di guerra, non sanno quel che titolano

Def (documento economia e finanza, cioè previsioni, obiettivi e azioni di governo messi nero su bianco) di guerra, così lo titolano e annunciano in tanti (notiziari Rai per primi). Letteralmente non sanno quel che titolano. Un incremento previsto del Pil intorno al 3 per cento assimilarlo ad una economia di guerra è letteralmente al di là non solo di ogni competenza, anche al di là, oltre e contro la realtà. Ma il titolo è facile e, in fondo, se ignora i numeri dell’economia, coglie umore e rumore di fondo: quello della lagna preventiva. Preventiva, massiccia, intollerante lamentazione.

La comunicazione trae dalla società civile questo preventivo e incondizionato non vogliamo e non possiamo. Anche solo l’idea di un contraccolpo economico porta categorie e rappresentanze a dichiararsi “in ginocchio” e ad esigere “boccate d’ossigeno” sotto forma di soldi pubblici. La comunicazione traduce in “economia di guerra” anche solo la prospettiva di un rallentamento dei sussidi e della spesa pubblica. Def di guerra…parole gonfie per mettere le mani avanti. Manca solo lo “abbiamo già dato”, anzi c’è anche questo, incarnato dalla figura della signora Simona che “sputa” su chi dovesse chiedere altri sacrifici dopo quelli indotti dal Covid. La signora Simona è da stamane un must della stampa di destra.

Suicidio rinunciare al gas russo

Suicidio rinunciare al gas russo, mezzo milione di posti di lavoro in meno senza il gas russo. Così La Verità ammonisce ad essere…realisti e pratici. Quindi con il suo gas Putin si compra valido ticket per invadere l’Ucraina, bombardare, conquistare, annettere. Ticket valido anche in Italia. La guerra è un affare è il mood dell’argomentare de Il Fatto é che l’affare è soprattutto Usa (le multinazionali a complotto hanno usato Putin come strumento?). Unisci e somma gli umori interpretati e mobilitati (per quel che possono) da La Verità e Il Fatto e ottieni una disponibilità e consapevolezza insieme rare e costosissime. Se già l’Italia piange miseria e lacrima “economia di guerra” prima ancora di averne nozione ed esperienza, cosa accadrà quando scelte vere saranno imposte dalla realtà.

Draghi: preferite la pace o il condizionatore sempre acceso?

La pace, se e quando arriverà, arriverà se e quando l’aggressore che ha voluto e fa la guerra, cioè la Russia, verrà messo in condizione di smettere. E Putin può essere messo in condizione di smettere solo se agli ucraini si danno le armi e alla Russia si tolgono i soldi. Togliere i soldi alla Russia che fa la guerra vuol dire non comprare più oggi carbone e petrolio russi e domani non comprare più il gas russo. Se si vuole davvero la pace, la pace ha un costo. Il costo esemplificato da Draghi nel “termosifone o condizionatore sempre acceso”. Di qui la domanda del  Presidente del Consiglio formulata in Parlamento: “Preferire la pace o il condizionatore sempre acceso?”. La risposta che per ora viene in maniera inequivocabile dagli umori di fondo del paese è: la pace costa troppo, meglio termosifone e condizionatore…

La risposta:  la seconda che hai detto! Infatti scostamento di bilancio

Prezzo per la pace o gas per le nostre abitudini di vita considerate irrinunciabili e incomprimibili? La risposta a Draghi è: la seconda che hai detto! Così rispondono partiti politici, sindacati, categorie…La prova provata che questa e non altra sia la risposta sopra e sotto pelle della società italiana è nella richiesta praticamente di massa di un altro “scostamento di bilancio”. Rimuovendo come blasfema la questione: il bilancio di chi?

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