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Severino: “Le intercettazioni di Napolitano vanno tenute segrete, sempre”

di Alessandro Avico |17 Luglio 2012 15:11

Giorgio Napolitano (Lapresse)

ROMA – “Le telefonate del Presidente vanno tenute segrete. Sempre. Perchè si tratta di persone istituzionalmente protette per il ruolo che svolgono”. Il ministro della Giustizia, Paola Severino commenta da Mosca il conflitto tra Giorgio Napolitano e la procura di Palermo: “Qualsiasi sia la decisione della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione nella vicenda delle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta di Palermo l’importante è mantenere la segretezza delle telefonate del Capo dello Stato”.

“L’aspetto più importante è mantenere la segretezza intorno al contenuto di telefonate che possano riguardare persone istituzionalmente protette per il ruolo che svolgono”, continua il ministro. Le dichiarazioni arrivano all’indomani della decisione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti della procura di Palermo. Il ministro della giustizia sottolinea inoltre che “qualunque sia la soluzione interpretata che si vorrà adottare, ossia l’adozione di regole di procedura penale, o quella della legge quelle garanzie applicate al capo dello stato, si dovrà rispettare la sostanza della legge che è quella di evitare che conversazioni del capo dello stato possano essere rese pubbliche”.

Inoltre, “le intercettazioni rappresentano uno dei mezzi importanti di investigazione, ma insieme con gli altri e non possono essere sicuramente l’unico”. E durante il colloquio con la stampa ipresso l’Ambasciata d’Italia, la Severino aggiunge: “Sono ampiamente regolamentate dal nostro codice”, e che “la cultura dell’indagine prevede sempre che ogni tipo di acquisizione sia accompagnato da alte acquisizioni”. Poi il ricordo delle parole di Giovanni Falcone: “Le sole dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, non bastano”. Tanto più, prosegue il ministro, “al telefono si parla in maniera meno chiara, più criptica più facile da equivocare”. E chiunque abbia avuto l’opportunità di leggere delle intercettazioni “si è reso conto di come spesso non si capisca quale sia il contenuto vero delle parole dell’intercettato” e se esse fossero “accompagnate da un sorriso” o da un altro contesto.

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