Par condicio, la Rai propone palinsesto simulato

Polemiche a parte, il regolamento sulla par condicio varato dalla Vigilanza Rai resta così. L’azienda si è impegnata a fornire al più presto alla commissione una sorta di palinsesto simulato dell’ultimo mese di campagna elettorale, applicando alla lettera le disposizioni approvate dalla bicamerale: è quanto è emerso dalla riunione dell’ufficio di presidenza della bicamerale, alla quale hanno partecipato presidente e dg di Viale Mazzini, Paolo Garimberti e Mauro Masi, e il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò.

Martedì prossimo si riunirà di nuovo l’ufficio di presidenza della Vigilanza per valutare, in base alla simulazione della Rai, l’impatto del regolamento: a quel punto si potrebbe immaginare un intervento interpretativo che lasci qualche margine all’azienda. Sembrano escluse, al momento, ipotesi di modifica del testo: se Pd e l’Udc evidenziano gli effetti negativi dell’applicazione delle norme, il Pdl chiude alla possibilità di cambiare il regolamento, sottolineando come sia piuttosto da riformare la legge sulla par condicio.

La simulazione del palinsesto è stata proposta alla Rai su iniziativa del presidente Zavoli e del capogruppo Udc Roberto Rao e condivisa da tutta la commissione, dopo che l’azienda, come aveva già anticipato Garimberti, ha sottoposto all’attenzione dell’ufficio di presidenza tutte le criticità del regolamento.

Due le norme sulle quali, ha spiegato Rao, dovrà concentrarsi la simulazione: il comma 9 dell’articolo 3, che prevede che le tribune politiche siano «collocate negli spazi radio-televisivi che ospitano le trasmissioni di approfondimento più seguite, anche in sostituzione delle stesse, o collocate in spazi analoghi»; e il comma 4 dell’articolo 6, secondo cui i programmi di informazione devono uniformarsi alle «regole della comunicazione politica».

In sostanza, ha sottolineato il capogruppo Udc, «si tratta di capire quali sarebbero i programmi più seguiti, quali quelli sostituibili, quali gli spazi analoghi a costo però di moltiplicare in maniera eccessiva le tribune», ma anche «quali conduttori sarebbero disponibili a obbedire alle regole della comunicazione politica».

L’azienda ha già consegnato alla Vigilanza un prospetto con i 21 programmi riconducibili a testata in periodo di par condicio (e che quindi potrebbero ospitare le tribune nell’ultimo mese, stando al regolamento): si va dai talk show più noti, come Porta a porta, Annozero o Ballarò, a programmi di inchieste e reportage come Report, Presadiretta, ma anche Unomattina, Chi l’ha visto?, La storia siamo noi e trasmissioni radiofoniche come 28 minuti, Un giorno da pecora, Radio3 Mondo.

«Speriamo che la Vigilanza si convinca ad apportare correttivi a un regolamento che mette l’azienda in sofferenza», ha commentato il capogruppo del Pd in commissione, Fabrizio Morri. E il vicepresidente della commissione, Giorgio Merlo, ha ribadito che il regolamento «indebolisce il servizio pubblico, ne riduce la credibilità e, purtroppo, abbasserà gli ascolti con gravi perdite finanziarie».

Il Pdl, però, esclude ipotesi di modifica: «Martedì si metteranno a fuoco le varie eventualità e decideremo come entrare nel merito dell’applicazione del regolamento», ha sottolineato il vicepresidente della commissione, Giorgio Lainati, rilanciando sulla necessità di ‘fare la festa’ alla par condicio, «una legge contraddittoria che ha compiuto dieci anni e che ha fatto il suo tempo».

Da parte sua, Calabrò avrebbe spiegato di attendere l’orientamento della Vigilanza, ricordando che tuttavia entro il 28 febbraio, quando scatta l’ultimo mese di campagna elettorale, l’Agcom dovrà varare la seconda parte del regolamento di sua competenza, relativo all’emittenza privata. «Sarebbe curioso – ha commentato Morri – che si danneggi la Rai assicurando un trattamento diverso a Mediaset: saremmo così cornuti e mazziati». Masi avrebbe invece spiegato che la Rai deve comunque essere in grado di applicare le norme varate dalla Vigilanza.

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