Alla parata del 2 giugno Napolitano scherza con Berlusconi, ma manca la Lega

Pubblicato il 2 Giugno 2010 - 19:47 OLTRE 6 MESI FA

Tutto secondo copione, o quasi. La parata militare del 2 giugno è andata in scena senza sbavature anche quest’anno, un po’ ristretta perché i soldi scarseggiano e con il consueto bagno di folla. La sola nota stonata? L’assenza dei leghisti. Non c’erano i nomi che contano: i ministri Maroni, Calderoli e Bossi, solo qualche rappresentanza “minore”.

Dov’era il ministro dell’Interno, ossia la carica che, per ruolo istituzionale, avrebbe dovuto essere sul palco delle autorità? A Varese. E ai giornalisti che lo hanno avvicinato, mentre partecipava alla celebrazione locale rigorosamente priva dell’ inno nazionale, ha risposto: “E’ una giornata di festa e non parlo”.

Il ministro ha specificato che presenzia al 2 Giugno nella sua città “da tre anni”. Alla cerimonia di stamani non è stato eseguito l’Inno di Mameli: durante la deposizione delle corone ai piedi del monumento ai caduti in piazza della Repubblica (presente lo stesso Maroni), la banda dei carabinieri ha intonato il Silenzio, mentre nei giardini di Villa Recalcati un’orchestra giovanile ha fatto da contorno ai discorsi ufficiali e alla consegna delle onorificenze, cantando cover di Andrea Bocelli e Gino Paoli. I collaboratori dei ministri Bossi e Maroni hanno comunque fatto sapere che “non c’è alcun segnale politico”, ma comunque i ministri non erano presenti a Roma “perchè non c’era Consiglio dei Ministri”.

L’assenza dei leader della Lega ha ricevuto lo stesso critiche trasversali: “é un’offesa agli italiani”, ha detto De Magistris dell’Idv; vogliono “dividere e demolire l’Italia”, ha commentato il presidente della Provincia di Roma Zingaretti, del Pd; “una nota stonata e un’occasione persa”, per Cesa dell’Udc; “un brutto segnale: quel che conta è che l’83% degli italiani è orgoglioso di far parte di un’unica grande nazione”, ha tagliato corto il sindaco della capitale Alemanno. Il Pdl, dopo il vertice di palazzo Grazioli, ha diramato la posizione ufficiale: polemiche pretestuose. E poi era assente anche Bersani.

Napolitano chiude l’incidente dilpomatico: “Quella di stamattina – ha detto – è stata una partecipazione assolutamente unitaria, sia di popolo che di rappresentanze. Sul palco c’erano rappresentanti dell’opposizione, della maggioranza, delle istituzioni, senza alcuna eccezione”. Ma il ministro dell’Interno non c’era, hanno osservato i giornalisti. “Sono stati invitati tutti. E c’erano parecchi ministri. Alcuni mancavano anche ieri sera al ricevimento. Ognuno avrà le sue ragioni”.

Polemiche a parte, vediamo qualche numero di questa manifestazione: 233 bandiere e medaglieri, 5.650 militari, 430 civili, 210 ‘quadrupedi’, cioé cani e cavalli, 262 mezzi e nove velivoli, le Frecce tricolori. Sette i settori che hanno sfilato, un melting pot di uniformi, suoni, colori, di cui a ognuno è restato nelle orecchie qualcosa – come l’inno della Sassari, ‘Dimonios’, che i fan usano anche come suoneria del telefonino – e in testa un dettaglio, un’immagine: l’eleganza delle crocerossine, ad esempio, salutata dal premier con un ampio gesto di apprezzamento.

E’ verso la fine, quando passano i mezzi e gli uomini dei vigili del fuoco e della Protezione civile, che subito rimandano alle tragedie di Haiti e dell’Aquila, che il sottosegretario Gianni Letta si è alzato per andare ad abbracciare Guido Bertolaso, seduto anche lui in prima fila, non troppo lontano: un chiaro segno di solidarietà del Governo al capo della Protezione civile finito oggi in prima pagina per un nuovo capitolo dell’inchiesta sugli appalti per il G8 che lo vede coinvolto.

Clima rilassato sul palco delle autorità: ripetuti gli scambi di battute, con sorrisi e persino qualche risata tra il capo dello Stato ed il premier. Un atteggiamento, un feeling, che non si può dire consueto. Ad un certo punto Berlusconi coinvolge pure Schifani. Si protende verso il presidente della Repubblica e con una mano gli batte cordialmente sul braccio: sembra raccontare una storiella tanto che alla fine sia Napolitano che Schifani ridono alla conclusione del Cavaliere (che oggi ha raccolto applausi e fischi nella consueta passeggiata finale).