PARMA – Parma vira a sinistra e si va al ballottaggio tra il candidato del centrosinistra Vincenzo Bernazzoli e quello del Movimento 5 stelle Federico Pizzarotti. Vincenzo Vernazzoli ha ottenuto al primo turno il 39,2% delle preferenze, Pizzarotti il 19,47%, Elvio Ubaldi il 16,35%. Per quanto riguarda i risultati degli altri candidati clicca qui.
Il voto a Parma è un segnale chiaro e in parte atteso di quanto l’antipolitica abbia attecchito in una città “delusa” da chi la doveva gestire. Un segnale, anche, di protesta contro le passate amministrazioni di centrodestra che hanno governato per 14 anni: alle elezioni di quest’anno Pdl e Lega, se messe insieme, prendono meno dell’8%.
Parma è tornata al voto (con dieci candidati sindaco e 200 liste) dopo nove mesi di commissariamento, arrivato al culmine di un periodo farcito di inchieste giudiziarie per tangenti e di un debito pubblico stratosferico: l’ex sindaco Pietro Vignali, a fine settembre, ha lasciato il Comune al commissario con un buco di oltre 600 milioni di euro.
Ad arrivare come favorito al voto è stato il candidato del centrosinistra, se non altro come contrappasso di un’amministrazione di destra che, dopo 14 anni di governo, ha deluso e colpito ai fianchi la città. A Parma il centrosinistra è riuscito a rimanere unito candidando Vincenzo Bernazzoli, l’attuale presidente della Provincia, con il sostegno di Italia dei valori, Comunisti italiani, Sel, delle liste civiche “Consumatori pensionati”, “Parma progressista socialista laica” e “Altra politica”” di Maria Teresa Guarnieri. Quest’ultima è stata assessore dell’ex sindaco Elvio Ubaldi (del Pdl) e, anche se non ufficialmente, è sostenuta da una parte di Futuro e libertà.
Non si può dire lo stesso per il centrodestra che si è presentato alle elezioni molto diviso. Il Terzo Polo ha candidato Elvio Ubaldi, predecessore di Vignali per due mandati e suo mentore nonché il sindaco che 14 anni fa è riuscito nell’impresa di strappare la città al centrosinistra. Ora è tornato di nuovo a correre per la fascia di primo cittadino con il movimento da lui fondato, Civiltà Parmigiana, e con il sostegno di Udc e della lista civica “Parma moderata e solidale”, espressione di ex alleati e colleghi di giunta, alcuni di provenienza Pdl come Paola Colla.
Pdl, Lega nord e La Destra hanno deciso, per scelta o per obbligo, di correre da sole e tutte ‘azzoppate’ da scandali e inchieste della magistratura. Il partito di Silvio Berlusconi ha scelto la continuità candidando il nuovo coordinatore provinciale Paolo Buzzi, ex vicesindaco della giunta Vignali e di quella di Ubaldi, appoggiato dalla lista “Cantiere popolare”. La sua campagna elettorale è stata però segnata dall’arresto per corruzione dell’assessore di Vignali Giovanni Paolo Bernini.
La Lega Nord ha candidato per la seconda volta il segretario cittadino Andrea Zorandi, ma la campagna elettorale nelle ultime settimane si è fermata, per riprendere sottotono, non tanto per gli scandali a livello nazionale, quanto per il suicidio del candidato consigliere Pier Angelo Ablondi, che prima di togliersi la vita ha confessato di avere autenticato delle firme a sostegno alle liste elettorali per fare un favore a una persona. Sulla morte del leghista la Procura ha aperto un fascicolo di indagine, così come è stata aperta un’inchiesta per falso in atto pubblico dopo che in calce a tutte le liste sono state trovate firme doppie.
Stesso scandalo ha travolto anche La Destra di Francesco Storace che ha candidato Priamo Bocchi. Un caso di firma falsa aveva portato a una denuncia alla lista e quindi alle dimissioni, pochi giorni fa, del segretario provinciale Mario Bertoli. Le indagini della Digos hanno accertato poi che le firme a sostegno de La Destra sono perlopiù false: la lista non avrebbe quindi raggiunto il numero di firme minimo richiesto dalla legge per correre, ma ormai i tempi per escludere La Destra dal voto erano scaduti ma la vicenda apre la strada a eventuali ricorsi post-elettorali.
A Parma la vera incognita pre elettorale è stata la lista del Movimento 5 Stelle, e del suo candidato sindaco Federico Pizzarotti. I grillini hanno preso l’8% alle elezioni regionali di due anni fa, in una città, peraltro, dove la disaffezione alla politica tradizionale è, per via delle vicende che hanno travolto l’amministrazione comunale, ancor più pronunciato che altrove. I grillini con Pizzarotti propongono alla città un radicale cambiamento, a cominciare dalle modalità di scelta degli assessori, i cui curricula saranno resi pubblici online in modo che la scelta avvenga in base alle competenze.
Altra candidata è Roberta Roberti per “Parma Bene Comune”, espressione del movimento degli “indignados” che la scorsa estate sotto i Portici del grano hanno chiesto a gran voce le dimissioni del sindaco Vignali e della sua giunta dopo lo scoppio dello scandalo Green Money 2, e che ha trovato l’appoggio anche del partito di Rifondazione comunista.
Liliana Spaggiari del Partito comunista dei lavoratori ha fatto della crisi delle aziende del territorio e di tematiche sociali i suoi cavalli di battaglia.
La stilista Wally Bonvicini, del movimento Buongiorno Italia, ha invece puntato il dito contro Equitalia e le banche, proponendo ai cittadini soluzioni tecniche e concrete per non far calpestare i propri diritti.
Al movimento civico Parma Unita fa invece riferimento Roberto Ghiretti, “reo” di aver fatto parte, anche se da “semplice” assessore allo Sport, della giunta Vignali, rinnegata insieme al suo operato negli ultimi mesi di campagna elettorale con l’appoggio di ex alleati del primo cittadino.
Al nuovo sindaco si prospettano non pochi problemi da affrontare, a partire dal buco nelle casse comunali e il debito delle società partecipate, fino ai cantieri di grandi opere mai terminate come la stazione, al Teatro Regio, all’inceneritore e alla crisi delle aziende del territorio.
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