Pd, Arturo Parisi: “Romano Prodi padre di un partito mai nato”

Arturo Parisi

ROMA – ”Credo che la sua meditazione meriti rispetto”. Intervistato dal Corriere della Sera, Arturo Parisi commenta le indiscrezioni secondo le quali Romano Prodi sarebbe in procinto di lasciare il Pd, esprimendo anch’egli ”disagio” per un partito ”mai nato”.

”Da tempo mi tengo lontano dalle riunioni degli organi di partito, stanche convalide di decisioni già prese”, afferma Parisi. ”E’ un disagio che ho espresso fin dalla fondazione – spiega – quando proprio quelli che si erano fino ad allora maggiormente opposti all’Ulivo e alla nascita del Pd, nella stagione dell’amore accelerarono d’improvviso il processo di gestazione, senza preoccuparsi del possibile aborto”.

”Centouno voti spingono a sospettare di troppi – dice a proposito dei franchi tiratori durante il voto per Prodi al Quirinale – Certo molti meno di quelli che si ribellarono apertamente alla linea politica che stava dietro la candidatura di Marini”. Nei confronti di Prodi si sarebbero vendicati ”di sentirsi a causa sua costretti a una ipocrisia, a onorarlo cioè a parole come padre di un partito nei fatti mai nato, costretti a riconoscersi in pubblico in un progetto nel quale troppi, tra i capi, non hanno mai creduto”.

Bersani ha sbagliato ”nell’aver accettato un mestiere non suo. Nella politica, quella che costruisce e fa grandi i partiti, il pensiero generale e astratto la fa da padrone. Una noia infinita per chi, come Bersani, preferisce invece la concretezza delle politiche” e poi anche per ”aver scommesso sul Porcellum, cioè che il Pd vincesse comunque solo perchè il partito meno piccolo”.

Il nuovo traghettatore. ”Epifani è una persona di qualità – dice Parisi – Ma l’unica salvezza può venire solo da un ri-inizio. E come è possibile se non si riconosce una fine?”.

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