Pd: Bersani incontra Vendola e strizza l’occhio a Casini e Pmi

Pierluigi Bersani

Il Partito Democratico è ancora alle prese con il “rebus” regionali. Primo nodo da sciogliere rimane la  Puglia dove  il governatore Nichi Vendola tira dritto e, in un incontro con Pierluigi Bersani, lancia la palla in campo avverso. «Io non faccio passi indietro, decida il Pd se sostenermi o fare le primarie».  Nodo che Bersani non è ancora in grado di sciogliere in un puzzle sulle regionali ancora in stallo anche se il leader Pd vede «segnali incoraggianti per le larghe intese» con l’Udc di Casini.

Scelta di alleanza che trova eco in quello che Bersani definisce «il nuovo corso riformista» che oggi lo ha portato, incontrando la giunta di Confartigianato, ad aprire alle piccole imprese proponendo il superamento degli studi di settore.

Bersani vorrebbe sperimentare, a partire dalle elezioni di primavera, il Cln contro Berlusconi, proposto da Pier Ferdinando Casini in caso di elezioni anticipate. Ma il leader centrista va cauto: «Con tutto quello che è successo in questi giorni, le regionali sono l’ultimo dei problemi», prende tempo Casini che però ha ribadito al segretario democratico che candidature, come quella di Vendola in Puglia, sono indigeribili per i centristi che, in caso di mancate intese, sono pronti a confermare la linea ‘Io ballo da solo’.

E a ballare da solo è anche il governatore pugliese che, in un faccia a faccia con Bersani, ha chiarito che non ha alcuna intenzione di fare passi indietro a meno che sconfitto alle primarie di coalizione, che lui è però convinto di avere i numeri per vincere. «In Puglia ci sono problemi ma a poco a poco li risolveremo», assicura il segretario che per ora non sa se forzare la mano con le primarie o lasciare in campo Vendola, rinunciando all’intesa con l’Udc.

Il rebus regionali sembra però non turbare gli elettori del Pd che, stando agli ultimi sondaggi, sta al 30% con il leader che gode della fiducia del 55% degli italiani. E tra le mosse, che son piaciute agli elettori, sarebbe stata la decisione di andare a trovare il premier Silvio Berlusconi in ospedale dopo l’aggressione a piazza del Duomo. «Noi non cerchiamo scorciatoie, stiamo all’opposizione e vogliamo le riforme ma nella maggioranza ci sono problemi evidenti», osserva Bersani che anche oggi ha applaudito alle posizioni del presidente della Camera Gianfranco Fini, rendendogli merito anche in un incontro privato alla Camera.

E riformismo per Bersani vuol dire anche rottura con il passato di quando il centrosinistra era al governo. «Abbiamo fatto degli errori, siamo qui per cominciare a reimpostare il rapporto con voi», è il mea culpa dell’ex ministro incontrando il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini e partecipando con il vice Enrico Letta alla giunta. E siccome Guerrini chiede a maggioranza e opposizione riforme con i fatti e non solo con le parole, Bersani viene incontro alle piccole e medie imprese proponendo di rivedere il meccanismo degli studi di settore, sempre sostenuti dai governi Prodi e mal digeriti dalle pmi.

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