Pd al 24,4%. Renzi organizza la convention dei “rottamatori”, Bersani la sabota

di Dini Casali
Pubblicato il 29 Ottobre 2010 - 13:25| Aggiornato il 14 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Davvero non è elegante parlare di “rottamazione” se l’obiettivo è il rinnovo della classe dirigente. Specie se quella classe dirigente sta guidando il vascello del maggior partito d’opposizione, il Pd, sugli scogli della disaffezione e dell’irrilevanza. I sondaggi lo danno al 24,4% : anche considerando i ripetuti tentativi di suicidio dell’attuale maggioranza, il verdetto è impietoso. Un mezzo disastro che autorizza i “giovani leoni” ad alzare la voce e mancare di rispetto agli anziani. Al punto che l’avanguardia dei “rottamatori”, capeggiata da Matteo Renzi e Pippo Civatti (i “rottamandi” di domani) ha organizzato addirittura una tre giorni a Firenze. “Prossima fermata Italia” è intitolata la kermesse che si terrà alla Stazione Leopolda: la metafora del viaggio, prima il treno di Prodi, poi il pullman di Veltroni, conferma l’attitudine democratica allo spostamento come progresso. In attesa che anche la nazione chiuda le valigie, il traguardo più  abbordabile, per ora, è che i vecchi comincino a sloggiare veramente.

Tanti i temi in agenda  che verranno affrontati alla convention: dimezzamento del numero di parlamentari, riforma della legge elettorale, ambientalismo sostenibile, riforma fiscale. L’obiettivo della tre giorni è l’elaborazione di quella che viene definita la Carta di Firenze. Ma alla fine la ragione di tanta attività (pagine Facebook, siti e forum) è costringere Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Franco Marini, Dario Franceschini, Pierluigi Bersani, Anna Finocchiaro a farsi da parte. Più che costituenti i “giovanotti”  si vedono come ricostituente per un partito irreversibilmente gerontocratico.

Le vecchie volpi, com’era prevedibile, non l’hanno presa bene. La Finocchiaro ha posto un problema di educazione (“Sgradevole pensare di rottamare le persone”). Bersani fa di più: ha organizzato un sabotaggio in piena regola. Pippo Civatti si mostra superiore: “Ci segnalano su Facebook che il Pd ha convocato, nella stessa data, i segretari di circolo, spostando un’assemblea inizialmente prevista per il 23 ottobre. Qualcuno pensa che si sia fatto apposta. Ma no, dai, nessun problema”. Poi si vendica postando un sms proveniente dal Veneto: “Oggi tutti i coordinatori di circolo sono stati contattati dal Pd nazionale. Solo che in cinque su sei, da queste parti, abbiamo risposto che non andiamo a Roma da Bersani, ma a Firenze da voi”.

Bersani dovrà rimboccarsi le maniche un po’ più su. Non sembra sufficiente la constatazione che a livello locale l’età media dei dirigenti non supera i 45 anni: ” Su 105, 55 hanno fra 30 e 40 anni, mentre dieci hanno meno di 30 anni. Su 6mila circoli abbiamo rinnovato in 4mila casi la segreteria: 1500 sono donne, 2500 sono under 40, 1200 sono under 30″. Lo sa Bersani che Milliband, il nuovo capo dei laburisti, ha 41 anni?

Il punto nevralgico della questione è proprio questo: invece che snobbare o irridere la presa di posizione dei “rottamatori” avrebbe potuto mostrare più coraggio, magari spendendo mezzo pomeriggio per farsi vedere tra le nuove leve, i più giovani, i più motivati. Uno scontro generazionale non è una passeggiata di piacere: è vietato offendersi o invocare il galateo. Ci si misura, si dà battaglia, si prendono e si danno. D’altra parte, come sostiene D’Alema, il nemico numero uno dei “rottamatori”, “chi vuole il posto se lo deve prendere”. Per lui in ogni caso “Non è un paese per Renzi”.