Leader litigiosi, Pd sempre più giù. Bersani: “Avanti col nuovo ulivo”. Veltroni prepara il documento sulla “piattaforma originaria”

Pier Luigi Bersani e Walter Veltroni

Mentre i  veltroniani sono in fermento e preparano un documento che esprima gli intenti politici della minoranza, il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani si dice pronto a ricandidarsi e tira avanti dritto sulla linea del “Nuovo Ulivo”. I sondaggi, con il Pd in costante calo, preoccupano e non poco ma il segretario non si scompone e sceglie il Tg1 di Augusto Minzolini per spiegare agli italiani che l’Ulivo che ha in mente è veramente nuovo e non ha il sapore di stantio come la “vecchia Unione” che pure, aveva permesso a Romano Prodi di governare. A Veltroni, Bersani non le manda a dire e spiega: “Noi  non siamo un partito del predellino, abbiamo una maggioranza e una minoranza, che si sta riorganizzando, ma la maggioranza che ha vinto il congresso ha una linea e su questa si va avanti”

Veltroni, l’uomo del Pd che “corre da solo”, però incalza il leader e nel summit a porte chiuse che nella serata di martedì 14 settembre è durato quasi fino alla mezzanotte torna a ribadire il suo punto di vista: “Il Pd deve essere forte e riformista. Se si limita a cercare disperatamente alleanze si condanna alla subalternità”.

Dalla mischia si tiene fuori solo “il segretario di passaggio” Dario Franceschini che, smarrito, con una punta di buon senso prova a far capire che mentre il Pdl è spaccato sarebbe il caso di provare a recuperare qualche punto invece che continuare a litigare.  Appello destinato a cadere nel vuoto. Bersani incede a passi decisi verso il nuovo Ulivo, Veltroni prepara il documento, che, spiega Stefano Ceccanti non sarà sottoposto al vaglio delle alte sfere del partito perché  “si tratta di un documento aperto, lo potranno sottoscrivere cittadini, società civile”.

In mezzo alle chiacchiere e ai fogli di carta ci sono i numeri. Numeri impietosi. Mentre Berlusconi annaspa nel marketing dei parlamentari il Pd non solo non cresce, ma cala. “Il miglior regalo a Berlusconi è un Pd al 26%” ha detto polemicamente il veltroniano Verini. La verità è che, il 26% è già una stima ottimistica. Il sondaggio migliore, quello di Mannheimer, dà il Pd al 25,7%, il peggiore, di Crespi, al 24,6%; in mezzo, c’è quello della Ghisleri, al 25%. Per essere un “partito di governo momentaneamente all’opposizione” come ha detto Bersani chiudendo la festa di Torino, la strada da fare è davvero tanto lunga.

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