Pd, litigano anche i giovani. Serracchiani: “Ci facciamo del male”

Debora Serracchiani

Dopo l’attacco della minoranza interna del Partito democratico al segretario Pier Luigi Bersani apertosi il giorno dopo le Regionali, ora gli stracci volano anche tra le giovani leve del partito. Che sia stata la Veltroni junior, Martina, a dare il la con il post di due giorni fa su Facebook su gastriti e dimissioni?

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi va all’attacco del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, reo di essere stato poco coraggioso e non essersi candidato alla regione Lazio consegnando così la vittoria al centrodestra. Il diretto interessato lo rintuzza dandogli in sostanza del carrierista, ma il giovane sindaco di Firenze ribadisce il concetto, criticando chi “immagina di avere sempre la sedia garantita”. Non solo. Definisce “legittima” la decisione di Zingaretti di non candidarsi, ma aggiunge una stilettata: “allora bisogna dirlo fin dall’inizio che noi del Pd portiamo avanti i nostri mandati, e invece non l’abbiamo sempre fatto, come ad esempio è accaduto con Veltroni”.

Messaggio nemmeno poco velato all’attuale gruppo dirigente. Insomma, come non manca di sottolineare il blogger Mario Adinolfi, anche tra le nuove generazioni del Pd aleggia il fantasma dell’eterno dualismo D’Alema-Veltroni. “E allora continuiamo così, facciamoci del male…”, commenta sconsolata Debora Serracchiani, astro nascente dei giovani del partito, poi fatta accomodare dai vertici all’europarlamento. Con i “personalismi” non si va avanti è l’appello che arriva un po’ da tutti i quarantenni. «Il gruppo dirigente dei giovani – dice il leader dei “lingottini” Pippo Civati – stia unito e si comporti in maniera diversa dai suoi predecessori. Non mi sembra il caso di rinverdire cose che vediamo da vent’anni».

Già a livello di vertice ci sono abbastanza individualismi, concorda Paola Concia che se la prende, però, anche con quelli che, pur giovani, restano sotto l’ombrello delle correnti. «Per poter cambiare – attacca – c’è bisogno di un progetto per il Paese, senza individualismi di cui è pieno il mondo. E poi non bisogna essere “figli di” se poi ci si vuol fare cooptare, allora si viene scelti solo in base alla fedeltà, non alle capacità».

E tra i giovani serve “più solidarietà”. È questo il consiglio che danno anche alle nuove generazioni anche i dalemiani Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi che dal loro blog invitano a un “nuovo patto di San Ginesio”. «Nel 1969 – ricordano – Forlani e De Mita si videro in un convegno a San Ginesio e fecero un bel patto per fare fuori i vecchi maggiorenti della Dc. Ora i due giovanotti (Renzi e Zingaretti) mettano insieme altri ragazzi di belle speranze (Scalfarotto, Civati, Serracchiani, chi altri vogliono) che al momento si agitano in maniera scomposta, decidano insieme di cacciare quelli che comandano da venti anni, si impegnino a non litigare per un po’ di tempo, e poi aprano la partita della futura leadership. Prendersi a botte adesso, mentre i pachidermi continuano a discettare di rava e fava, è un po’ da coglioni».

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