Pd, una vittoria che dà alla testa. L’abbaglio di Letta: elettorati Pd-M5S fusi. No, elettorato M5S squagliato

Pd, cioè una grande vittoria nella partita dei sindaci. Manita, cinque a zero sulla destra nelle grandi città. E onda pro Pd che viaggia e arriva e tocca Isernia, Latina, Varese, Cosenza, Savona…E candidati sindaci della destra battuti non sul filo di pochi punti percentuali ma spesso politicamente umiliati con distacchi intorno ai 20 punti (Milano-Napoli-Roma-Torino e altrove). E Pd che elegge sindaci a Roma e Torino e Milano senza l’aiuto e sostegno di M5S, anzi. E M5S che a Bologna e Napoli partecipa come socio di minoranza, piccola minoranza alla vittoria. Cosa chiedere di più per Enrico Letta segretario del Pd di una batosta in casa per Meloni e Salvini e di un en plein nella conta dei sindaci eletti? La vittoria è stata tale che dà alla testa del Pd, ma l’ebbrezza non viene solo dai calici pieni di sindaci, viene da prima: da una analisi politica sbagliata che nella testa di Enrico Letta si conferma e rafforza. Ma rimane sbagliata.

“Gli elettori più avanti di noi, si sono fusi”

Nel discorso della vittoria Letta ha detto: “Elettori più avanti di noi, i nostro elettorati si sono fusi”. Non è vero, visione sbagliata, abbaglio della volontà. A Roma per eleggere Gualtieri sindaco non si sono “fusi” nel voto elettorato Pd ed elettorato M5S. A Roma Gualtieri è stato eletto sindaco al secondo turno con i molti di voti degli elettori di Calenda, quegli elettori che M5S non vogliono come alleato. A Roma l’elettorato M5S si è squagliato, non ha votato o si è disperso. L’unica cosa che non ha fatto l’elettorato M5S a Roma è stato “fondersi” con quello Pd per votare Gualtieri. E non solo a Roma, ovunque l’elettorato M5S si è appunto squagliato, vaporizzato, disperso, frantumato. La “fusione” degli elettorati Pd e M5S nella realtà non c’è ma c’è nella lettura della realtà che ne fa Letta.

Errore strategico, i sindaci non sono le politiche

L’errore strategico già dopo poche ore spunta come conseguenza della cattiva lettura, dell’abbaglio da voto per i sindaci. L’errore strategico che già corre nelle vene del Pd è la tentazione, anzi la riflessione sul mandare Draghi al Quirinale a febbraio e poi correre a crisi di governo e ad elezioni politiche. Contando sulla “fusione” di elettorato Pd ed M5S. Errore strategico per il paese tutto rimuovere già ad inizio 2022 la garanzia rappresentata da Draghi presidente del Consiglio (garanzia del sostegno Ue e dei mercati). Errore strategico per il paese rimuovere Draghi già ad inizio 2022 dal controllo di come e per che cosa si spende dei miliardi della Ue.

Errore strategico anche per il Pd contare su un bacino elettorale e patrimonio di voti che alle politiche non ci sarà. Le elezioni politiche, quando saranno, vedranno un asse Meloni-Salvini in sintonia anti governo (come già dimostra la loro reazione ai fatto di Trieste). E vedranno un riformarsi di un qualcosa assimilabile ad M5S delle origini anti sistema, magari guidato da Di Battista. E vedranno un bacino elettorale per il Pd e i suoi alleati dove la quota di eredità di ciò che fu il 33 per cento di M5S sarà di molto inferiore, inferiore ad un dieci per cento. Letta scambia per “fusione di elettorati” una ricaduta minima sul Pd dello squagliamento dell’elettorato M5S. E nell’ebbrezza della vittoria unita alla cattiva lettura del reale il Pd può fare gran danno: togliere al sistema dei partiti tutti nei fatti allergici alle riforme l’obbligo ad accettare riforme costituito da Draghi presidente del Consiglio.

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