ROMA – Pdl. c’è un altro partito che si dimette dal Parlamento: Alba Dorata. Il paragone è un filo inquietante ma a suggerirlo è il ministro dimissionario riluttante Beatrice Lorenzin (“No a Forza Italia stile Alba Dorata“) e la coincidenza di una scelta radicale: insieme al Pdl, che ha promosso una sottoscrizione in bianco di dimissioni di massa dal Parlamento, c’è un’unica forza europea tentata dalla stessa mossa politica: Alba Dorata, il partito neo-nazista greco i cui vertici sono finiti agli arresti con l’accusa di associazione a delinquere e organizzazione criminale.
Il leader carismatico Nikos Michaloliacos (arrestato insieme a 4 deputati) venerdì scorso (27 settembre) ha minacciato le dimissioni in massa dei 18 parlamentari di Alba Dorata. “Per difendere l’onore del partito” ha sostenuto, protestando contro l’aggressione giudiziaria. Per interrompere brutalmente l’attività del Parlamento e costringere la Grecia alle urne, dice il resto del mondo.
Dal governo greco fanno sapere che anche in caso di minaccia non vi saranno le elezioni generali: “La democrazia non può essere ricattata”. Anche se, Antonis Samaras, il premier, un pensiero ce lo sta facendo, contando sull’emorragia di consensi da Alba Dorata (dal 15 al 6% dicono i sondaggi) e confidando di recuperarli alla sua causa. Comunque, impressionano certe affinità di manovra, di ricatto, di spregiudicatezza “democratica” nei partiti della dimissione in massa.
Del resto, un saggio dell’uso disinvolto del concetto di democrazia, visto solo come specchio dei rapporti di forza e non come cornice delimitata da regole, da parte di un esponente di Alba Dorata è illuminante: “Abbiamo il sostegno del 15% degli elettori. Il governo ha dovuto sostituire tutti gli ufficiali dei servizi e della polizia per farci arrestare. Che altro potranno fare?” Dove lo avevamo già sentito?