Pdl, Formigoni: “Con noi 37 al Senato 23 alla Camera”. Ma le firme sono 56

Pdl, Formigoni: "Con noi 37 al Senato 23 alla Camera". Ma le firme sono 56
Roberto Formigoni (Foto Lapresse)

ROMA – Pdl, dopo lo strappo comincia la conta: “Siamo 37 al Senato e 23 alla Camera“, ha detto Roberto Formigoni ospite del programma Otto e mezzo, in onda su La7. Ma i numeri non corrispondono a quelli diffusi al termine della riunione dei governativi che parla di trenta senatori e 26 deputati. In totale sono 56 le firme raccolte per il passaggio al Nuovo Centrodestra. I conti non tornano.

“Ovviamente – sottolinea Formigoni – non parteciperemo al Consiglio nazionale di sabato”. E precisa: “Non c’è scissione perché il partito non c’è più. La proposta dei ministri era stata accolta da Berlusconi – ha concluso – poi è stata bocciata dai falchi”.

Numeri che in ogni caso hanno convinto il vicepremier Angelino Alfano a presentarsi da Silvio Berlusconi per convincerlo ad aprire uno spiraglio. Ma da subito le speranze di un successo “diplomatico” erano apparse piuttosto flebili. Tanto che ai dirigenti locali alfaniani era giunta l’indicazione di risparmiarsi il viaggio per Roma e prepararsi a disertare l’assise convocata dal Cavaliere per il passaggio a Forza Italia. Andare alla conta, sebbene convinti di avere oltre 300 firme (un terzo dei membri del Cn), alla fine si è rivelata un’opzione non praticabile.

Che dai nuovi gruppi alfaniani nascerà un partito “è evidente” secondo Formigoni. “Oltre che in Parlamento -precisa – sul territorio ci sono consiglieri e amministratori” che decideranno di non aderire a FI. Dunque il nuovo partito è “una evoluzione naturale della quale però non abbiamo ancora iniziato a parlare”. “La frattura – sottolinea – si consuma a causa di chi con gran pervicacia e atteggiamenti odiosi ha perseguito la volontà di spaccare. Costoro stanno portando Berlusconi su una strada sbagliata”.

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