ROMA – Franco Fiorito rischia l’arresto. Secondo Repubblica, la Procura di Roma starebbe indagando su 12 conti che facevano riferimento all’ex tesoriere Pdl della Regione Lazio.
Nel Pdl, intanto, si chiede da più parti la cacciata di Fiorito. L’ex ministro, Giorgia Meloni, ha detto: ”La gente come Fiorito ci fa schifo. Chi ha rubato come lui va cacciato fuori dalle palle a calci sui denti”. Poi ha specificato che sua sorella, tirata in ballo da Fiorito, deve essere lasciatta fuori da questa storia: ”Mia sorella Arianna è una lavoratrice precaria della Regione Lazio da oltre 10 anni. Ha collaborato inizialmente a titolo gratuito nel gruppo di An, ben prima che io ricoprissi ruoli pubblici. E’ una impiegata semplice, che ha avuto due bambine e che per conciliare la maternità con il lavoro usufruisce dei congedi parentali previsti dalla legge”
Allo stesso modo, Francesco Battistoni, successore di Fiorito all’interno del partito, ci tiene a spiegare che l’ex tesoriere avrebbe fatto tutto da sé: ”Il gruppo funzionava male, non c’era un’organizzazione politica, non facevamo riunioni, Fiorito gestiva tutto. Mi preme ricordare che noi non abbiamo mai fatto una elezione: quando all’inizio facemmo la prima riunione venne il coordinatore regionale e ci comunicò che, per la sua esperienza nel campo, veniva scelto Franco Fiorito. Da lì in avanti ha gestito tutto lui”.
Ecco la ricostruzione dei fatti fatta su Repubblica da Maria Elena Vincenzi e Carlo Bonini: Fiorito si intesta dodici conti. O almeno questo è il numero di quelli già documentati con certezza. Sette in Italia, presso filiali di Roma del “Monte dei Paschi” e della “Banca Popolare del Lazio”. Cinque, in quattro istituti spagnoli: “Banco Santander”, “Caixa banc”, “Banco Pastor”, “Caja general del Ahorros”. Anche se poi un altro, secondo i primi accertamenti del Nucleo valutario della Guardia di Finanza, sarebbe in Francia
I due scrivono quali erano i movimenti fatti su questi conti: È un fatto che su questi dodici (o forse tredici) conti personali, Fiorito pompa 753 mila euro con 108 bonifici dalla ridicola causale “fondi per il rapporto tra elettore ed eletto” pescati dal conto Unicredit 72130 (quello del gruppo). 439 mila vengono parcheggiati su “Monte dei Paschi” e “Banca Popolare del Lazio”, gli altri 314 mila spalmati sulle quattro banche spagnole. E parliamo, va da sé, di una fetta soltanto della torta da 5 milioni e 900 mila.
Ma non sono questi, scrivono Vincenzi e Bonini, gli unici conti sotto inchiesta: Succhia nei due conti che dovrebbero alimentare le spese del gruppo regionale Pdl, di cui lui è tesoriere e dunque “padrone”. Vengono entrambi accesi nella filiale Unicredit 30656 della Pisana (la sede della Regione) nell’estate del 2010, subito dopo le elezioni, e portano i numeri 72130 e 72093. Il primo è destinato a saldare i mandati di pagamento necessari al funzionamento del gruppo. Il secondo, ai rimborsi delle spese sostenute dai 17 consiglieri Pdl “per garantire il rapporto tra elettore ed eletto”. Ebbene, tra il giugno del 2010 e il luglio del 2011, i due conti vengono svuotati per complessivi 7 milioni e mezzo di euro. Cinque milioni 976 mila escono dal 72093, 1 milione e 817 mila dal 72130.
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