ROMA – La trattativa è finita, il Pdl si scinde: niente Consiglio di presidenza del Pdl e quindi nessuna modifica in extremis al documento approvato nella precedente riunione, quello che di fatto chiude il Pdl e isituisce Forza Italia. Poco dopo Angelino Alfano certifica l’irrimediabilità dello strappo: “Noi non entriamo in Forza Italia”.
Alfano lo ha detto nel corso della riunione con i governativi del Pdl. “Mi trovo qui – ha detto sommesso – per compiere una scelta che non avrei mai pensato di compiere”. E annuncia la nascita di nuovi gruppi autonomi: “Ci chiameremo Nuovo Centrodestra“.
Gruppi che contano, secondo Formigoni, 37 senatori e almeno 25 deputati decisi a separare il proprio destino politico dal Cavaliere.
Ma una nota diffusa al termine della riunione dei governativi parla di trenta senatori e 26 deputati. Sono in totale 56 le firme già raccolte per il passaggio al Nuovo Centrodestra. Ma, riferiscono alcune fonti di partito, i numeri probabilmente cresceranno, soprattutto a palazzo Madama.
Numeri che in ogni caso hanno convinto il vicepremier a presentarsi da Silvio Berlusconi per convincerlo ad aprire uno spiraglio. Ma da subito le speranze di un successo “diplomatico” erano apparse piuttosto flebili. Tanto che ai dirigenti locali alfaniani era giunta l’indicazione di risparmiarsi il viaggio per Roma e prepararsi a disertare l’assise convocata dal Cavaliere per il passaggio a Forza Italia. Andare alla conta, sebbene convinti di avere oltre 300 firme (un terzo dei membri del Cn), alla fine si è rivelata un’opzione non praticabile. C’è chi racconta che i lealisti avrebbero organizzato pullman di supporter pronti a fischiare i governativi. E Alfano non ci sta a finire nei filmati Youtube accanto al “mi cacci” di Fini. Niente liti in diretta tv: e dunque addio al Palazzo dei Congressi dell’Eur.
Ma erano già molti, in giornata, i segnali che portavano alla conclusione. In Parlamento è stata frenetica la raccolta delle firme per fare gruppi parlamentari autonomi. Al Senato le 23 adesioni del 2 ottobre, salgono a 37. Alla Camera, 25 deputati – ma potrebbero essere 27, riferisce chi sta gestendo il dossier – si sono schierati con Alfano. I gruppi sarebbero il primo passo verso una nuova formazione politica di centrodestra, per la quale l’ormai ex segretario Pdl starebbe già cercando finanziamenti.
“Sosterremo Berlusconi dal governo“, ha tenuto a precisare Alfano ai suoi, aggiungendo: “Sento fortissimo il bisogno di ribadire che in questi 20 anni non abbiamo sbagliato speranze, ideali e persona. Siamo amici del presidente Berlusconi a cui ribadiamo amicizia e sostegno. Lo sosterremo all’interno del governo a iniziare da una giustizia più giusta e dall’abbassamento delle tasse”.
La decisione è stata presa dopo un giro di contatti tenuti da Silvio Berlusconi. A pesare anche le possibili assenze in caso di riunione. Ma che Berlusconi non avesse nessuna intenzione di ripensarci è apparso evidente nel primo pomeriggio quando l’ex premier ha diffuso un messaggio in cui, di fatto, indicava la porta a chi non era pronto a credere e combattere per il progetto Forza Italia.
Messaggio chiaro ad Alfano e ai governativi. Che però hanno continuato a provarci, fino alla fine. Racconta l’Ansa che a un certo punto Gaetano Quagliariello sembrava quasi averla spuntata, convincendo Berlusconi a sottoscrivere un documento comune. Soprattutto un documento che avrebbe previsto, tra le altre cose, l’ipotesi del doppio coordinatore per la nuova Forza Italia e l’impegno a sostenere il governo da parte dei lealisti.
Iniziativa poi bocciata seccamente dal falco Denis Verdini che, a nome dei lealisti, avrebbe detto no facendo tramontare anche la possibilità dell’ufficio di presidenza della ‘conciliazione’. E che la scelta sia stata fatta e sia definitiva è confermato dall’appuntamento previsto in serata a Palazzo Grazioli: Berlusconi vedrà Raffaele Fitto, capo dei lealisti.
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