ROMA – Il Pdl esce liquefatto dalle elezioni comunali 2012 e le domande che ora avanzano sono due: che fine ha fatto e soprattutto che fine farà? Nelle principali città in primis e poi nel resto dello stivale quella del Pdl è stata una confitta su tutta la linea. Raramente è riuscito ad andare sopra il 20% e spesso si è tenuto sotto il 10%: a Genova, dove nel 2008 aveva preso il 32% è sceso al 9, a Palermo dal 46,8 del 2008 all’8%, a Monza dal 35,5 al 19%. Davanti a risultati così disperati il partito ne esce a pezzi e inizia disgregarsi dall’interno. Basta vedere le reazioni: Alfano che dice “La sconfitta c’è”, Berlusconi dice: “Non è vero” e poi “Non si può perdere così a Palermo”, La Russa addirittura: “Adesso appoggio esterno a Monti”.
Alle elezioni comunali i candidati fanno fiasco: a Palermo, nonostante l’alleanza con Udc e Grande Sud, non la spunta Massimo Costa che lascia il ballottaggio a Leoluca Orlando, sostenuto dall’Idv, Rifondazione comunista e Verdi, e Fabrizio Ferrandelli, appoggiato da Pd e Sel; a Genova il candidato Pier Luigi Vinai non ce la fa con la coppia Marco Doria ed Enrico Musso, a Parma Paolo Buzzi viene schiacciato dai Vincenzo Bernazzoli del centrosinistra e Federico Pizzarotti del Movimento 5 Stelle; a Verona il partito di Angelino Alfano colleziona solo un 5,4%; a Lampedusa Beranrdine De Rubeis è stato sconfitto dall’esponente di Legambiente Giusi Nicolini. Dati allarmanti, da partito che a stento entra in Parlamento.
E allora adesso cosa farà il partito che fu di Berlusconi? L’ex premier tornerà in campo per risollevare le forze della sua creatura oppure il Pdl si disgregherà come in molti analisti hanno previsto dopo l’addio del leader-Cavaliere? Le 14 correnti che lo compongono riusciranno ancora a stare insieme, oppure si divideranno imparando dalla sinistra l’arte del tafazzismo e della divisione dell’atomo?