Gran consulto e consiglio del Pdl. Primo comandamento: lo “scudo” al premier

Berlusconi e Gheddafi

Ci siamo: gran consulto e gran consiglio del Pdl fissato per venerdi 20 agosto: la “vacanza” della politica, che non c’è stata, è finita. Qualcuno l’ha definita la più brutta estate della politica italiana da mezzo secolo. Di certo è stata la più volgare, la più biliosa, la più…l’aggettivo non si trova, quello “pertinente” sarebbe schifosa ma quella dello schifo è una categoria che comprensibilmente si fa fatica a considerare come chiave interpretativa, come canone della riflessione e analisi politica. Si è discusso molto di “cucine” e “cognati” dei Fini-Tulliani. Di rimando si è rinvangato di Previti e dell’affare che l’avvocato di famiglia favorì a suo tempo a vantaggio dfi Berlusconi: la villa di Arcore a prezzi stracciati. Si è sussurrato ad alta voce di “rapporti speciali”, pubblici e privati tra Berlusconi e Putin e tra Berlusconi e Gheddafi (lunedi 30 agosto il premier libico torna a Roma). Su alcuni giornali si è spiegato e gridato che il presidente della Camera è non solo “traditore” ma anche “infame”. “Traditore” della Costituzione è stato definito da un vice presidente del Senato Pdl anche il capo dello Stato. Bossi in canottiera nera è apparso il più moderato ed elegante: è stata questa la cifra stilistica dell’estate politica.

Ma ora è finita, anzi comincia: il gran consulto e gran consiglio del Pdl deve decidere cosa faranno e cosa sarà di noi, noi inteso come paese. Raccontano le cronache più o meno informate che il primo “dossier” sul tavolo di Berlusconi, Cicchitto, Gasparri, Quagliariello, Bondi, Verdini, La Russa sarà quello della “giustizia”. Dossier che avrebbe un chiaro e netto obiettivo programmatico, il primo della lista da cui tutto dipende e discende: lo “scudo” giudiziario al premier. Può infatti accadere, pensano al Pdl, che la Corte Costituzionale giudici negativamente il “legittimo impedimento”, cioè quella legge di fresco varata che consente al premier e ai ministri di non presentarsi ai processi se hanno nella stessa data impegni di governo. Di impedimento in impedimento i processi slittano nel calendario, insomma non si fanno. Tra i processi ce n’è uno che dà molto fastidio: quello Mills. L’avvocato inglese è già stato condannato come corrotto. Il processo ancora in corso cerca il “corruttore”. Traduzione: Berlusconi rischia grosso una condanna. Non deve avvenire. Quindi, se salta “l’impedimento”, ci deve essere un’altra cosa, qualunque essa sia che “consenta a Berlusconi di governare tranquillo”. Su questo o Fini e i suoi ci stanno, oppure tanto vale rovesciare il tavolo della legislatura e correre ogni rischio sulla strada delle elezioni anticipate. Quindi il gran consiglio e gran consulto studierà come deve essere fatto lo “scudo”, in cambio si potrebbe anche lasciar perdere la legge anti intercettazioni. Da qui si parte, questo è il “verbo”, tutto il resto è “intendenza che seguirà” perchè, dicono e pensano al Pdl, se il premier non è tranquillo e libero di governare, ogni altro problema è insolubile e inaffrontabile.

Ne consegue che la prima e fondamentale domanda cui sarà chiamato a rispondere il Parlamento italiano a settembre, finiani compresi ovviamente, è se il premier debba essere “scudato” e protetto dai processi e dalla magistratura. In questo dato di fatto non c’è critica o scandalo. E neanche appello e condivisione. E’ così, questa è la politica in Italia e con le notizie non si polemizza.

Secondo “dossier”: quello del federalismo. Bossi a Berlusconi lo “scudo” lo regala volentieri, ha più volte detto che se lo merita e che gli sembra proprio il prezzo sia giusto e conveniente. Lo scambio è: qua lo scudo, qua i decreti di attuazione del federalismo. Senza far troppi conti sui costi e senza perdere tempo con dubbi e cautele.

Il terzo “dossier” ha una coperina sgargiante su cui c’è scritto “Sud”, ma dentro è vuoto. E’ stato Bossi come al solito a parlar chiaro: 80 miliardi al Sud perchè non faccia storie sul federalismo? “Se li scordano” è stato l’amen del leader leghista. Altri “dossier” ci sono ma sono chiacchiere: l’eterno fisco, forse la “sicurezza”…Contorno per far volume.

I dossier si tradurranno in un discorso di Berlusconi alle Camere e in un “prendere o lasciare” ai partiti e ai parlamentari. Se “prendono”, il governo continua. Se rifiutano, o anche solo esitano e provano a correggere, Berlusconi va da Napolitano e chiede di sciogliere le Camere. Parte la ricerca di un nuovo governo che probabilmente non si trova e non si fa, segue campagna elettorale ed elezioni con la legge elettorale che c’è.

Questo raccontano le cronache più o meno informate. Dalle cronache è quasi sparito l’ineffabile caso Verdini. Sparito forse perchè inenarrabile: la più alta autorità di vigilanza sui soldi, la Banca d’Italia, ha ufficialmente fatto sapere che Verdini amministratore di banca privata era inaffidabile e pericoloso. Uno inaffidabile e pericoloso a dargli soldi in mano. In qualunque angolo della terra, Russia di Putin e Libia di Gheddafi comprese, una simile “patente” avrebbe spinto in due secondi il partito al governo e al potere ad allontanare Verdini. In Italia invece Verdini è rimasto coordinatore nazionale del Pdl. Almeno a questo la campagna di Feltri e Belpietro contro Fini è servita: a non far più parlare di Verdini e a lasciarlo al suo posto. Non è un risultato da poco per il “Giornale” e “Libero”.

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