I peccati di Arcore, la giustizia incontinente e l’Italia ubriaca

Le brutte notizie non arrivano mai da sole e al mattino del 14 dicembre arrivano a grappolo. Prima brutta notizia, innegabile: la Procura di Milano ha interpretato la sentenza della Corte Costituzionale che toglie immunità e impunità al premier come uno start, una bandiera alzata per scattare. Non è “giustizia a orologeria” come lamentano quelli del Pdl per cui non è mai l’ora giusta per la giustizia quando li riguarda. Però è giustizia a cui le “scappa” di lavorar su Berlusconi, giustizia quasi incontinente. Non è una bella notizia e peggio per chi non se ne accorge o semplicemente se ne frega tanto la “campana suona” per Berlusconi e uno come lui è come la moglie della storiella che “andava picchiata comunque, anche se il marito non sa perché, lei comunque il perché lo sa”.

La seconda brutta notizia è che ci risiamo, a discutere, a sperare, a temere, a lavorare, attendere, sventare, invocare, impedire che Berlusconi venga battuto e abbattuto prima o poi per via di sentenza. Un mese fa, esattamente e appena un mese fa, una striminzita fiducia alla Camera per un governo diventato debole e, contemporaneamente, la prova provata che la somma delle opposizioni non fanno nè una maggioranza nè un altro governo. Lavorare allora, di qua e di là, per dare al governo e all’opposizione quella consistenza che non hanno, provare a farli uscire entrambi, bravo chi ce la fa per primo, dalla condizione di gelatina tremolante e imbellettata in cui versano e vivono? Magari, se si è al governo, pensando a leggi, stimoli, obblighi e premi alla produttività e ad altrettanto per il poco e precario lavoro dei giovani? O, se si è opposizione, pensando a leggi, stimoli, obblighi e premi per un fisco meno ingiusto, per un salario meno di risicata sopravvivenza? No, da oggi, appena finito di attendere di sapere se Berlusconi è processabile o no (dopo la sentenza della Corte Costituzionale sappiamo che per fortuna lo è, come ogni altro cittadino anche se sono anni che i suoi votano in Parlamento leggi contro questa ovvietà, processabile in teoria, solo in teoria perchè in pratica la ridotta prescrizione annulla i suoi tre processi in corso), la questione politica, il cardine, il cuore della politica è se Berlusconi è puttaniere o no. Non è una buona notizia, è una notizia malata di un paese malato quella per cui se la Corte…allora forse si vota, e se la Procura…allora la legislatura è finita. E’ una pessima notizia apprendere che esiste un paese, l’Italia, che può finire a votare a causa di Ruby e, soprattutto, su Ruby. O meglio, diciamola tutta: sul fatto se Berlusconi l’abbia portata a letto, quanto volte, a quale prezzo e a quale età. Democratico, progressista e riformista chi domani potrebbe votare pensando all’amplesso mercenario e con minorenne e conservatore, moderato e garantista chi potrebbe domani votare pensando al coito libero, responsabile e a norma di calendario? Più che pessima, è una notizia terribilmente triste.

La terza brutta notizia è che il premier, la sua maggioranza, il suo partito, la sua gente si sono dimenticati, anzi proprio non sanno e non vogliono sapere che un capo di governo non telefona in Questura per far rilasciare un’amica, ci sia o non andato a letto insieme. Mezza Italia e più accetta questo come “normale” e quindi oggi stupisce. Stupisce di che, se non della propria ignoranza civile?

E la quarta brutta notizia è che un bel pezzo dell’Italia di minoranza, quella che non sta con Berlusconi e non se ne frega, saluta la nuova accusa al premier come una festa, una “annunciazione” angelica dell’evo nuovo.

I peccati di Arcore, quelli di Ruby, di Silvio e il peccato originale di un paese, una politica e una società senza codice di civiltà. Nella prepotenza di sostituirlo con il codice del potere o nell’illusione di surrogarlo con il codice penale. E’ questo il grappolo di cattive notizie, pessima uva che ubriaca e avvelena il paese.

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