Pensioni di cittadinanza, l’ultima del Contratto. Euro: si chiede di tornare a quando non c’era

Pensioni di cittadinanza del governo, l'ultima del Contratto. Euro: si chiede di tornare a quando non c'era
Pensioni di cittadinanza, l’ultima del Contratto. Euro: si chiede di tornare a quando non c’era (nella foto Ansa, Salvini e Di Maio preparano il contratto)

ROMA – Pensioni di cittadinanza, è l’ultima in ordine di tempo del Contratto Governo Cambiamento  a stesura e firma M5S e Lega. Pensione di cittadinanza vuol dire che chi ha una pensione inferiore a 780 euro mensili lo Stato gliela integra fino appunto a raggiungere quella cifra. Non è chiaro cosa succede se uno ha due pensioni, una sotto [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,Ladyblitz – Apps on Google Play] e l’altra no a 780 al mese. Soprattutto non è specificato quanto costa la misura. Che però piace, piace tanto sia a Salvini che a Di Maio.

Anche perché la pensione di cittadinanza è la sorella più piccola del fratello appunto maggiore, il reddito di cittadinanza. Qui nel Contratto c’è scritto quanto costa: 17 miliardi. Più un paio di miliardi per finanziare i Centri per il lavoro che cercheranno lavoro per i retribuiti a fine mese con il reddito di cittadinanza appunto. La cifra è quella: 780 al mese per un single. A salire fino a 1600 euro per una famiglia di quattro persone.

LEGGI QUI la bozza del contratto di giovedì 17 maggio.

Sempre in tema di soldi nel Contratto c’è la flat tax, la tassa piatta, l’aliquota unica (magari due) che tagliano l’Irpef da pagare: 50/60 miliardi in meno da pagare, una cuccagna. Poi ci sono, subito, 5 miliardi per mandare in pensione chi aspetta. Poi c’è il costo di quota 100 (in pensione si potrà andare facendo 100 tra anni di età anagrafica e età contributiva, l’esempio classico è 65 di età e 35 di contributi). Tornano quindi le pensioni di anzianità, cala di circa tre anni l’età media del pensionamento in Italia, si riapre la festa e la fabbrica degli anni di contributi figurativi. Non manca taglio a pensioni d’oro, definite tali quelle superiori ai 5.000 euro netti mensili e non derivanti da contributi versati ma solo dall’ultima retribuzione (magari gonfiata in extremis di carriera alla bisogna).

Altri obiettivi mica da poco: l’istituzione di Centri dove gli immigrati irregolari possano essere controllati in attesa di essere espulsi. Insomma il nome non è quello ma la sostanza è quello di galere. Controllati per quanto tempo? E soprattutto, se i clandestini sono 600 mila, a mille a galera, 600 nuove galere?

Poi c’è l’anche no all’obbligo dei vaccini. Ipocritamente mascherato da “diritto all’istruzione”, nella sostanza i bambini non vaccinati nel mondo Salvini-Di Maio entrano a scuola. Poi c’è il No Tav di governo, anche qui mascherato da stop di riflessione, ma è stop e basta.

Poi c’è l’estensione praticamente all’infinito del diritto di difesa, insomma il libero sparare al ladro in casa e magari anche in cortile e giardino. Poi c’è la cancellazione dei campi nomadi.

Poi ci sono un sacco di cose: l’assunzione di nuovi prof, nuovi carabinieri e poliziotti. E l’abolizione fin dove è possibile spingersi delle pene alternative: galera e solo galera che altrimenti nel mondo Salvini Di Maio la gente non si raddrizza.

Ma è sulla parte economica che conviene tornare perché qui è il cuore del pensiero Di Maio-Salvini e qui si mostra come funziona il loro mondo. A Bce si chiede di non contare 250 miliardi di nostro debito pubblico quando si calcola rapporto tra debito pubblico e Pil. Alla Ue si chiede di non contare le spese per investimenti quando si calcola il rapporto tra deficit e Pil. Eccola la nuova economia: facciamo finta che non ce l’ho quel debito, facciamo finta che quei soldi non li spendo.

Facciamo finta, è questa la legge di gravità economica nel magnifico mondo di Salvini-Di Maio. facciamo finta di non aver 250 miliardi di debito pubblico (su circa 2.300 totali) e facciamo finta di avere quei circa 90 miliardi di spesa da ficcare nella legge di Bilancio 2019 se vogliamo flat tax, quota cento, pensioni e reddito cittadinanza.

Facciamo finta quei soldi siano di nessuno e che quegli altri li si possa stampare su ordine del governo Salvini-Di Maio. Il Contratto fa eccome queste finte. Finte che sono i pilastri del Contratto. Ma a leggerlo bene si vede che anche i suoi estensori in qualche modo sanno che fare finta non fa soldi. E quindi indicano la strada per tirar su soldi. La strada è: cartolarizzazioni, anzi raccolta di prestito pubblico più o meno forzoso. Nel magico mondo di Salvini-Di Maio i miliardi di debito pubblico spariscono per volontà popolare e i miliardi per flat tax, quota 100, reddito e pensioni di cittadinanza si trovano vendendo ai cittadini italiani titoli di credito basati sul patrimonio pubblico, immobili e aziende.

Nel magico mondo Salvini-Di Maio un governo e uno Stato che non vogliono sia conteggiato una parte del loro debito chiedono però e ottengono prestito a valanga e a buon mercato.

Mondo magico e però coerente. Tutti hanno creduto di vedere una marcia indietro tra la prima e la seconda Bozza di Contratto Governo Cambiamento. La marcia indietro non c’è e che tutti l’abbiano vista dipende o dalla fretta con cui si legge o più probabilmente dalle indicazioni di lettura che sostituiscono la lettura stessa. La marcia indietro sarebbe stata quella per cui i 250 miliardi non si chiede più di cancellarli ma solo di non contarli.

Soprattutto la marcia indietro sarebbe che nella prima Bozza c’era scritto della possibilità di uscire dall’euro mentre nella seconda Bozza questa formula non c’è più. Vero, questo non c’è più. Ma c’è e resta di più: nella seconda Bozza c’è scritto non solo che i Trattati europei vanno ridiscussi perché sbagliati e oppressivi. C’è scritto che “l’intera governance economica va riportata al pre Maastricht, quando l’Unione Europea era libera”. Pre Maastricht, prima del 1992. Quando l’euro non c’era. Tornare a quando l’euro non c’era: questo c’è scritto nella Bozza. La marcia indietro non è né nella testa né nel governo Di Maio- Salvini, è solo nella bulimia titolistica della comunicazione.

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