ROMA – L’onorevole si taglia la pensione d’oro? Diciamo che ci sta pensando, comunque non la sua, non subito. Camera e Senato infatti stanno per cancellare i vitalizi dei parlamentari. Una buona notizia: è un privilegio giudicato scandaloso perché con soli 5 anni di lavoro permette loro di maturare una bella pensione. I parlamentari attualmente in carica, però, non verranno toccati. E i risparmi si inizieranno a vedere tra vent’anni. I diritti acquisiti sono sacri. Principio sacrosanto se fosse applicato anche alle migliaia di comuni mortali cui viene spiegato che per il bene del Paese dovranno andare in pensione più tardi o con meno soldi. Sono diritti un po’ meno acquisiti?
Il regolamento attuale, basta guardare il sito della Camera, prevede che per prendere la pensione occorrono 5 anni di mandato effettivo e aver compiuto 65 anni. Per ogni anno in più di mandato diminuisce di un anno l’accesso alla pensione. Così, per esempio, Cicciolina a 60 anni è già una pensionata. Come verrà trasformato il trattamento previdenziale non è stato ancora deciso. La versione più coraggiosa è l’adozione del contributivo puro equiparandolo a quello di ogni dipendente. Quanto versi ricevi. Oppure una rendita assicurativa, di cui non si conoscono i termini.
Chi è seduto oggi in Parlamento comunque si salva: ma nulla c’è di scritto nelle delibere comuni degli Uffici di presidenza di Camera e Senato su altri incredibili privilegi. Sui cumuli pensionistici, per esempio, o “un’asticella che stabilisca che il vitalizio non può superare l’indennità netta di un parlamentare” propone il senatore Pd Francesco Sanna (il minimo corrisponde al 20% dell’indennità lorda, 2340 euro per i deputati, 2401 per i senatori). Ai fini dei calcoli previdenziali, attualmente, viene trattenuto dall’indennità l’8,6% per finanziare la pensione. Se venisse abolito il vitalizio che fine farebbero quei 1000 euro circa, resteranno in busta paga? E se anche venissero usati per una pensione integrativa, quale sarebbe il risparmio per le casse pubbliche? Occorre ricordare che le pensioni dei parlamentari ci costano 220 milioni di euro.
Il risparmio eventuale del taglio delle pensioni d’oro è spostato alle calende greche. In teoria, alle prossime elezioni, chi non sopporta tale privilegio, potrebbe optare per politici debuttanti, privi di diritti acquisiti. Nell’ultima legislatura l’infornata di new entries è stata pari a meno della metà alla Camera e a un terzo al Senato. Se si dimezzassero i parlamentari sarebbe ancora peggio: la corsa ai “meglio posti” premierebbe i politici più navigati, portatori sani di esperienza e diritti acquisiti.