ROMA – “Impossibile e immorale restituire a tutti l’indicizzazione delle pensioni come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale“, dice il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti. “Il governo rispetterà le leggi”, aveva detto, invece, poco prima il suo numero uno, il ministro Pier Carlo Padoan. “Non rimborsare tutti è compatibile con la sentenza della Consulta“, aggiungono fonti del governo. Ma in serata arriva la gelata dalla stessa Corte: la sentenza sulle pensioni e il blocco delle indicizzazioni, senza eventuali interventi del governo, vale di per sé erga omnes (verso tutti) ed è immediatamente applicativa. Tecnicamente non serve un ricorso, anche se in questo modo si può sollecitare il rimborso.
LA FRASE DI ZANETTI CHE HA SCATENATO IL CASO – “Escludo che sia possibile restituire a tutti l’indicizzazione delle pensioni, per quelle più alte sarebbe immorale e il governo deve dirlo forte. Occorre farlo per le fasce più basse”, aveva detto Zanetti in mattinata, precisando, come a smorzare i toni, che si tratta di un’opinione “espressa a titolo personale”.
Eppure la sentenza della Corte Costituzionale è chiara: il blocco dell’adeguamento all‘inflazione delle pensioni lorde che superano tre volte il minimo previsto dall’Inps (1.443 euro) è incostituzionale. Ma se, per Zanetti, “il Governo è al lavoro in questo momento per creare una situazione sostenibile”, “per quanto riguarda Scelta civica dico che è impensabile pensare di andare a restituire l’indicizzazione anche per le pensioni di molte volte superiori alla minima in un contesto in cui si sono chiesti sacrifici importanti ai pensionati di domani che avranno il contributivo e non il retributivo e ai quasi pensionati che si sono visti spostare l’asticella proprio in vista del traguardo”. Il blocco dell’adeguamento, del resto, era stato deciso proprio dall’allora premier Mario Monti, fondatore di Scelta Civica.