Milleproroghe: ora tocca al Senato. Ecco i nodi ancora da sciogliere

ROMA – Dall’aumento delle sigarette per pagare le pensioni, alle liti con il fisco, che si potranno chiudere pagando entro fine marzo, passando per lo stop agli sfratti: sono molte le misure previste dal decreto legge Milleproroghe che ha incassato la fiducia alla Camera e che deve ancora passare all’esame del Senato.  Ma la partita sui correttivi non si è chiusa a Montecitorio. Lo stesso sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, rispondendo in Aula, ha detto: “Il governo si impegna a continuare la discussione nelle aule del Senato attribuendo una sorta di priorità ai temi del decreto rimasti irrisolti alla Camera”.

Tra i nodi da sciogliere, il tema più caldo è certamente quello delle pensioni: il Pd chiede nuovi correttivi per estendere la platea degli “esodati” da salvare. In particolar modo c’è da sciogliere il nodo sulla salvaguardia previdenziale dei lavoratori esodati da società a totale partecipazione pubblica (come le Poste). Secondo la Cgil il dl non risolve il problema dei “lavoratori in esodo volontario o collettivo visto che potranno usufruire delle deroghe alle nuove norme sul pensionamento solo coloro che entro il 31 dicembre 2011 hanno risolto il rapporto di lavoro”. Così come restano esclusi  dalle deroghe quei lavoratori che si trovano in “cassa integrazione straordinaria, coloro che hanno versato contributi volontari o che hanno riscattato gli anni di laurea”. Dal Pd chiedono “un approfondito monitoraggio della situazione, per capire quanti siano realmente i lavoratori che non potranno utilizzare le regole previdenziali ante-riforma”.

Restano da risolvere  anche la questione degli indennizzi per le aziende in crisi, la mutualità generale negli sport professionistici a squadre, i fondi per il settore ippico e il differimento dell’entrata in vigore dei pagamenti telematici della pubblica amministrazione. Controverso  il problema della copertura per la proroga degli indennizzi ai rimpatriati dalla Libia a seguito del golpe di Gheddafi ora affidata a un’aliquota del 2 per mille sulle attività Eni a Tripoli, già oggetto di un ricorso alla magistratura della stessa Eni.

Intanto ieri il Governo, ha incassato la quinta fiducia alla Camera dal suo insediamento. A votare contro sono stati Lega Nord, Idv e Noi Sud. Rispetto ai precedenti voti l’asticella si è un po’ abbassata ma ha giocato la sua parte anche una buona percentuale di assenteismo: 81 i deputati mancanti all’appello. E’ rimasto sostanzialmente invariato il numero dei contrari. Il testo sarà approvato definitivamente martedì dall’Aula della Camer, per poi passare al Senato che probabilmente lo rimanderà in terza lettura a Montecitorio.

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