Pentiti del lockdown smemorati: fu totale per l'ingovernabilità delle Regioni Pentiti del lockdown smemorati: fu totale per l'ingovernabilità delle Regioni

Pentiti del lockdown smemorati: fu totale per l’ingovernabilità delle Regioni

Pentiti del lockdown smemorati e anche un po’ spudorati. Spuntano per ogni dove, anche se soprattutto parlano con i partiti e i giornali della destra anti governo a prescindere.

Pentiti lockdown e smemorati, molto. Il lockdown totale, stesse misure per tutto il territorio nazionale, fu deciso dal governo a fronte della evidente e irriducibile ingovernabilità delle Regioni. 

BOICOTTAGGIO SISTEMATICO

Le Regioni, i governi regionali, in particolare quelli dove a governare è la destra. Ma non è tanto, anzi per nulla destra contro sinistra, un’idea contro un’altra. No, è stata fin dall’inizio voglia incontinente di sentirsi, proclamarsi e pavoneggiarsi come mini repubblica autonoma. E fin dall’inizio sistematica, convinta e non di rado grottesco incontinente bisogno di dire e tentare di fare tutto il contrario possibile di quanto diceva Roma. Perché il contrario? Perché lo diceva il governo di Roma e quindi, a prescindere, era buona e giusta cosa opporsi.

LOMBARDIA E VENETO CAMPIONI

Lombardia e Veneto, o meglio i rispettivi governi regionali, sono stati campioni instancabili del tutto il contrario in ogni campo: le chiusure, le aperture, le mascherine, i tamponi…Ma Friuli Venezia Giulia e Sardegna e Sicilia e Calabria non hanno lesinato sforzi nel boicottare ogni decisione che veniva dal governo nazionale. Quando il governo decretava Zone Rosse, allora Lombardia voleva riaprire subito e la destra animava quotidiani e tv con i titoli gridati: “Lasciateci lavorare”. Regione Sardegna si inventerà poi l’impossibile e appunto inventato passaporto sanitario, così tanto per sgambettare propagandisticamente. Regione Calabria si inventerà blocchi navali e terrestri…

E ancora oggi l’inventiva è al lavoro: Regione Friuli avverte minacciosa il governo che, se non cambia norme sui trasporti, allora scuole non riaprono. Che c’entra la distanza in treno o in  bus con la scuola? Niente, è un abborracciato pretesto. Preteso per continuare quella che è ormai una tradizione: Regione sgambetta, boicotta governo. O almeno al governo fa dispetto, altrimenti non è Regione che si rispetti.

LOCKDOWN TOTALE ALTRIMENTI LOMBARDIA E VENETO…

I pentiti del lockdown oggi impugnano l’indicazione del Comitato tecnico scientifico per misure diverse zona per zona. Tradotto: Cts consigliava chiusura totale per Lombardia, Veneto ed Emilia. E per il resto d’Italia misure meno drastiche a seconda dell’evolvere del contagio. I pentiti del contagio che oggi santificano il parere del Cts sono gli stessi che da mesi mettono in croce il Cts dicendolo composto da barbogi terrorizzati dal virus e sono gli stessi che accusano il governo di essere prono e schiavo del Cts. Oggi, con sublime e sfacciata incoerenza, accusano il governo di non aver obbedito al Cts.

AMNESIA SPUDORATA

Amnesia spudorata quella che dimentica, anzi occulta. Si fossero chiuse per mano del governo solo Lombardia, Veneto e Emilia, i rispettivi governi regionali avrebbero minacciato e decretato rivolta. In particolare Lombardia e Veneto avrebbero legiferato in senso anti Stato e Lega, Fdi e Forza Italia avrebbero denunciato il “colpo di Stato”. Oltre che di sanità pubblica, la scelta di un lockdown nazionale è stata a suo tempo anche una questione di ordine pubblico.

GIOCO A PERDERE CHE CONTINUA

Gioco a perdere quello della programmata e perseguita ingovernabilità delle Regioni, gioco che continua: che senso ha opporsi sui “propri” treni alla regola del distanziamento? Solo quello del fare il contrario, proclamare il contrario, boicottare a prescindere. Che senso ha oggi quello del pentirsi del lockdown, fino al punto di esaltare la Svezia, la stessa Svezia che gli stessi giornalisti e giornali e politici bocciavano appena settimane fa? Nessuno, nessun senso, solo scomposta e sguaiata propaganda. Propaganda che fa affidamento sul nessun ricordi nulla.

MALATTIA TERMINALE

Non il coronavirus la porta necessariamente e per fortuna non sempre il Covid è malattia termianale. Terminale però è la malattia che affligge e domina buona parte del ceto politico e amministrativo e ottima parte della comunicazione. Malattia terminale è l’azione pubblica, la politica intesa e praticata solo come teatro, anzi sceneggiata, anzi macchietta. Perché teatro e sceneggiata sono format troppo complessi per un personale politico ignorante di tutto, tronfio di ogni sua parola, irresponsabile per natura e deontologia, incapace di fare altro che il bastian contrario (a rotazione) e fiero di questa sua incapacità.

Con questo ceto politico e amministrativo e con questa informazione smemorati e spudorati si va a vivere d’agosto il momento più alto del contagio da quando lockdown è finito. Non è la seconda ondata, la prima non è mai finita e un po’ reingrossa a causa dell’effetto vacanze più giovani. Con questa irresponsabilità diffusa si va a sbarcare nel settembre in cui riaprono le scuole (dovessero non riaprire, l’Italia può prepararsi alla chiusura per default sociale e non è iperbole). Ma, almeno, l’alzare oggi la mano da parte dei pentiti del lockdown, un’indicazione, anche sanitaria, la dà: ecco di chi non fidarsi, dei proprietari di quelle mani alzate.

 

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