Perotti (lavoce.info): Finanziamento ai partiti abolito? No: solo diminuito un po’

Perotti (lavoce.info): Finanziamento ai partiti abolito? No: solo diminuito un po'
Perotti (lavoce.info): Finanziamento ai partiti abolito? No: solo diminuito un po’

ROMA – “La truffa del finanziamento pubblico ai partiti”, articolo del professor Roberto Perotti su lavoce.info, sta impazzando su Facebook e Twitter. Perotti, ordinario all’Università Bocconi, spiega che

«Il finanziamento pubblico ai partiti non — e sottolineo non — è stato abolito dal nuovo decreto legge del governo Letta: diminuirà, ma solo di poche decine di milioni di euro, e dal 2017». Cioè tra più di tre anni. «È vero invece che comunque c’è già stata una cura dimagrante: siamo scesi dai 250 milioni di quattro anni fa, ai 91 milioni decisi dal governo Monti».

Sono passati 20 giorni dal grande annuncio via Twitter del premier Enrico Letta: “Avevo promesso ad aprile abolizione finanziamento pubblico partiti entro l’anno. L’ho confermato mercoledì. Ora in cdm manteniamo la promessa”.
Il giorno dopo, il 14 dicembre, Perotti smentisce Letta su lavoce.info:

«La realtà è ben diversa: i partiti continueranno a pesare sul contribuente dai trenta ai sessanta milioni, poco meno di quanto costano ora». Perché «nonostante vengano eliminati i rimborsi delle spese elettorali (il 25 per cento l’anno fino ad arrivare a zero nel 2017), verrà consentito al contribuente di destinare a un partito il 2 per mille della propria imposta fiscale». Questo vuol dire che non si tratta di contribuzioni di privati, ma di un meccanismo che mette il finanziamento di ogni singolo partito «a carico di tutti i contribuenti». Quindi a carico anche di chi magari vota per il partito di segno politico opposto.

Il primo a rilanciare le riflessioni di Perotti è Giovanni Valentini su Repubblica, secondo il quale quello dei soldi ai partiti è “un inganno mediatico“. Il motivo è che questo 2 per mille ai partiti è ben diverso dal 5 per mille alle organizzazioni di volontariato perché

«costituisce una detrazione al 100 per cento dell’imposta dovuta» da ogni singolo cittadino. Un esempio aiuta a capire. «Se lo Stato adesso raccoglie 10 mila euro di tasse per pagare sanità e pensioni, e il contribuente destinerà un euro a un partito attraverso il 2 per mille, tutti i contribuenti nel loro complesso dovranno pagare 1 euro in più di tasse per continuare a pagare lo stesso livello di pensioni e sanità».

Perotti aggiunge adesso un dettaglio che rende particolarmente «odioso» — dice — il nuovo sistema. Ed è appunto la detrazione al 100 per cento che sarà possibile per circa 45 dei sessanta milioni (che potranno essere versati ai partiti). I restanti 16 milioni saranno detraibili al 37 per cento. Ebbene, se invece un cittadino vuole destinare soldi ad esempio alla ricerca sul cancro, la detrazione è e rimane solo del 19 per cento. Quindi i partiti sottrarranno allo Stato molto di più delle organizzazioni benefiche. Perotti avanza la proposta che, in sede di conversione del decreto legge «la quota detraibile scenda al 19 per cento».

L’abolizione è in realtà una sforbiciatina al finanziamento pubblico della politica. Ma, suggerisce Perotti, il grosso da tagliare è da un’altra parte: nel bilancio del Parlamento e dei Consigli regionali:

il «taglio» cui saranno sottoposti i partiti in base al nuovo decreto è di ben poco conto (da 91 a 60 milioni). «Visto anche che la maggior parte del finanziamento arriva da un’altra parte: dai bilanci di Camera, Senato e Consigli regionali. Sono i contributi ai gruppi parlamentari e consiliari il grosso della torta». Ma per il docente «se si volesse incidere veramente si potrebbe tagliare un miliardo secco dai bilanci del Parlamento e dei Consigli regionali, questo sì che sarebbe un taglio incisivo contro la Casta!». 

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