Peschereccio mitragliato, Maroni: “Non doveva accadere, ma la Libia si è scusata”

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni

Arrivano le scuse libiche e per il ministro dell’Interno Roberto Maroni “l’incidente” che ha visto vittima il peschereccio di Mazara del Vallo mitragliato dai libici è sostanzialmente chiuso. “‘Quello che è successo l’altroieri sera è un fatto che non doveva accadere e la Libia si e’ scusata”.  ha detto Maroni a Mattino.

”Io – ha spiegato Maroni, che ha aperto un’inchiesta sull’accaduto – immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini, ma con l’inchiesta verificheremo cio’ che e’ accaduto”.

”Voglio capire – ha proseguito il ministro – quello che e’ successo: la motovedetta libica e’ una delle sei che abbiamo consegnato al paese nordafricano sulla base di un accordo siglato nel 2007 dall’ allora ministro Giuliano Amato”.

A bordo, ha precisato, ”ci sono militari italiani che per un periodo forniscono assistenza tecnica ai libici, ma non hanno funzioni di equipaggio. Ieri abbiamo ricevuto il loro rapporto, non sono stati coinvolti nell’operazione e oggi faremo una riunione al ministero per verificare ciò che è accaduto”. ”Penso – ha concluso Maroni – che si sia trattato di un incidente grave, ma pur sempre un incidente: studieremo le misure perche’ non accada più”.

Maroni, poi, si è soffermato sulla situazione della maggioranza. ”Sul piano prettamente costituzionale – ha spiegato – un governo c’è  se ha la maggioranza alla Camera ed al Senato, ma sul piano politico non e’ la stessa cosa: se la maggioranza viene meno e viene surrogata da altri, c’è una questione politica molto seria”.

”Il Governo – ha sottolineato Maroni – deve operare: se c’e’ una maggioranza coesa e compatta si lavora bene, ma se c’e’ una maggioranza che ogni giorno deve cercare voti in Parlamento, si lavora male. Quindi – ha aggiunto – se non ci fosse una maggioranza solida, ci sarebbero problemi”.

‘Ho letto – ha proseguito il ministro – di questo gruppo di responsabilità nazionale. Io sono convinto che bisogna andare in Parlamento e chiedere la fiducia sui cinque punti. Se c’è una maggioranza solida ci sono le condizioni per andare avanti, altrimenti ci sono le dimissioni e la richiesta al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere”.

Gestione cookie