“Piemonte libero”: la lunga notte della Lega, sopra il Po comandano loro

E’ finita, in Piemonte sventola la bandiera verde di Cota, Mercedes Bresso non ce l’ha fatta per un’incollatura. Era lei l’ultimo argine al vento della Lega a nord del Po. E’ battuta ma proprio quello scarto minimo la costringe a chiedere il riconteggio dei voti: “Quando lo  scarto è dell’0,5% è doveroso ricontare le schede”. Poi lo sfogo: l’anti-politica dei grillini e il profilo estremista degli avversari.

Intanto dall’altra parte della barricata sentono di aver compiuto un miracolo, «Piemonte libero!» urlano i sostenitori di Cotino, come lo chiama il grande capo Bossi. I sostenitori leghisti lo circondano felici: «Chi non salta comunista è» esultano pazzi di gioia. Cota, raggiante, annuncia il federalismo e le riforme. Non è il momento del fairplay e non le manda a dire alla Bresso che chiede il riconteggio: ” Non perde occasione per stare zitta. Siamo noi, semmai, a temere che ci abbiano sottratto dei voti. Ce ne hanno fatte di tutti i colori: nove ricorsi per liste patacca, alcune autenticate da esponenti del Pd”. La sala della sede storica della Lega Nord a Torino è gremita all’inverosimile. E’ in via Poggio, nel cuore di Barriera di Milano. Non un posto qualunque. Qui Torino gioca la sua partita sull’immigrazione.

All’1 e 40 hanno espugnato la “città dei rossi”  che adesso masticano amaro. La Bresso è sfinita e disamorata. Le brucia quel 4% raccolto dal partito di Beppe Grillo: sommando il risultato da lei raggiunto, quasi il 47%, con quello totalizzato dal grillino Davide Bono, si arriva al 51% circa con cui la presidente uscente sconfisse il centrodestra nella precedente tornata elettorale. Sono quei voti a mancare, la protesta anti Tav ha pesato come un macigno sulla competizione, di fatto ha spianato la strada a Roberto Cota. E Beppe Grillo, sornione, si gode l’exploit alle urne ma già è costretto a parare i fendenti di chi lo vuole sul banco degli imputati. A botta calda il comico genovese ostenta distacco – “Dormivo non so niente, il risultato è preconfezionato” -,  ma sa di averla fatta grossa. A chi gli chiede se lo sa risponde un laconico “Così non mi piace, non mi piace”. Poi però rintuzza gli attacchi, controribatte e spiega che “siamo la Lega del terzo millennio, – e che il centrosinistra si è fregato con le sue mani.

Mercedes Bresso cinque anni fa aveva strappato al governatore azzurro Enzo Ghigo un feudo berlusconiano a lungo imprendibile, adesso le tocca lasciarlo alla Lega, agli “impresentabili”.   “C’é un fortissimo voto di protesta – ha rimarcato Bresso – e il 4% andato al candidato di Beppe Grillo ha impedito la vittoria del centrosinistra in Piemonte. E i voti ai grillini – ha sostenuto – sono in gran parte voti del centrosinistra. Certo questo risultato non era stato previsto, è stato sottovalutato, nei sondaggi non appariva, ma è un voto di protesta violenta, arrivato in modo improvviso, come spesso si manifestano i movimenti di questo tipo”.

Bresso ha negato che sia stato un errore l’alleanza con l’Udc, che ha avuto un risultato nettamente inferiore alle aspettative. “Il dato – ha dichiarato – è la sconfitta dell’ipotesi di poter costruire un fronte politico di opposizione che punti sulla ragionevolezza e la moderazione, e su un progetto politico sensato che non spacchi il Paese. Gli elettori hanno premiato chi ha voglia di spaccare. E io mi sento inadeguata a un mondo così, dove conta solo chi la spara più grossa”. “Chi ha votato per il candidato di Beppe Grillo sarà contento – sì è lasciata andare a dire a un certo punto la presidente uscente – di finire governato da qualcuno che gli assomiglia, anche se sta dall’altra parte”.

La debacle del centrosinistra in Piemonte è stata segnata dalla vittoria di Cota in tutte le province a esclusione di Torino. E’ anche la vittoria dei novaresi alla conquista di Torino: con Cota c’era l’amico fedelissimo, Massimo Giordano, che di Novara è sindaco e dove l’affermazione leghista è stata straripante. E anche in quello che veniva ritenuto il villaggio di Asterix del centrosinistra, il vantaggio di poco meno del 10% realizzato da Bresso non è stato sufficiente ad arginare la marea montante dei consensi arrivati dal resto della Regione. “Il problema vero – ha detto alla fine Bresso – è la sconfitta della tesi che gli elettori scelgano chi parla di cose concrete e cerca di risolvere i problemi. L’accoppiata Berlusconi e Lega è quanto di meno moderato ci sia. E’ estremamente violenta e aggressiva, cavalca la protesta, e fa apparire insensato chi si ostina a fare politica basandosi sui programmi”.

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