Berlusconi-Bersani, un’ora a colloquio: “Trattiamo sul Quirinale”

Pubblicato il 9 Aprile 2013 - 18:06| Aggiornato il 29 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un’ora a colloquio, un faccia a faccia Bersani-Berlusconi. Ufficialmente un incontro, il primo di una serie, per arrivare a una condivisione sul nome del prossimo presidente della Repubblica. Bersani chiede la fiducia e un accordo su alcuni punti del suo programma, quelli più vicini alla sensibilità del centrodestra. Il secondo ci starebbe anche ma vuole ministri Pdl. Insomma, non una semplice fiducia ma un vero e proprio governo di larghe intese. In alternativa, un presidente della Repubblica targato Pdl. Trattativa tutta in salita, e infatti alla fine esce Enrico Letta, uomo di Bersani e dice: ”E’ stato un buon incontro però siamo all’inizio”, il che, detto a 45 giorni dalle elezioni, un certo effetto lo fa.

Dal Pd si affrettano a dire che il colloquio verteva esclusivamente sulla presidenza della Repubblica e in un’ora non è stato fatto neanche un nome. Dalle parole di Letta però sembra trasparire qualcosa in più: “Non abbiamo parlato di nomi. Prima servono i criteri. Abbiamo parlato esclusivamente di presidenza della Repubblica. L’obiettivo è arrivare ad una elezione con un largo consenso. Non abbiamo parlato di nomi. Penso ci saranno altri incontro con il Pdl”. In sintesi: prima di fare nomi serve definire “i criteri”, ovvero una condivisione che non può che essere anche politica tra i due schieramenti. L’obiettivo, comunque, è arrivare a un nome che soddisfi entrambi, nonostante il Pd abbia i numeri per eleggere da solo il presidente (dalla quarta votazione basta la maggioranza assoluta dei parlamentari). E questo non può non far pensare che una trattativa anche sul governo sia ineludibile.

Alla fine dell’incontro Angelino Alfano ribadisce quello che il Pdl chiede da tempo:”Il presidente della Repubblica deve rappresentare l’unità nazionale e dunque non può essere, e neanche può apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano”.

Nelle stesse ore a parlare è Bossi. Che suggerisce una strategia precisa all’amico Berlusconi: ”Se fossi in Berlusconi darei i voti per il governo a Bersani tanto in pochi mesi va a schiantarsi, e poi vinco. Se fosse furbo dall’incontro con Bersani uscirebbe qualcosa”.

Quanto alla possibilità che la Lega possa appoggiare il Pd al Senato, qualcuno chiede, ”permettetemi di non rispondere…”, conclude Bossi che ha un suo personale convincimento: “Il Governo non si fa più. Si fa il presidente della Repubblica. Bisogna trovare qualcuno che non sia un leader e che in piazza possa ricevere l’applauso di tutti. Marini? Potrebbe essere il meno peggio”.