ROMA – Professoresse e filosofe, Cecchi Paone e Stefano Rodotà. Dopo il doppio incasso Camera-Senato sulle presidenze il segretario Pd Pierluigi Bersani va avanti con il “metodo Grasso” o “metodo Boldrini”. Ovvero: proporsi come premier ma mettendo su una squadra “impossibile da non votare”, con nomi eccellenti e fuori dal giro dei soliti noti della politica. I primi nomi, tutti ipotetici, girano sui quotidiani. Ecco cosa scrive il Corriere della Sera:
Il leader vuole «giovani sperimentati» e molte donne ed ecco che nel totoministre entrano Maria Chiara Carrozza, rettore del Sant’Anna di Pisa e la filosofa Michela Marzano, Paola Muti del Regina Elena e Irene Tinagli: l’onorevole economista montiana potrebbe tornare utile nella chiave della «corresponsabilità». Se mai toccherà a lui il segretario si muoverà con il «metodo Boldrini » cercando figure autorevoli come Stefano Rodotà, figure che possano incrinare la rigida obbedienza dei grillini. Intelligenze esterne alla logica partitocratica: da Gianpaolo Galli a Salvatore Settis.
Il campione delle nanotecnologie applicate alla medicina Mauro Ferrari per la Sanità e Alessandro Cecchi Paone per un futuribile ministero dei Diritti civili. E i «giovani turchi»? Matteo Orfini e Stefano Fassina, pur apprezzati da Bersani, pensano più alla segreteria che al governo. E Andrea Orlando, il cui nome riecheggiava per la Giustizia, è in corsa per guidare il gruppo alla Camera: sfida ardua, perché la sua area ha giocato duro nella partita delle presidenze.
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