PARMA, 28 SET – Pietro Vignali si è dimesso dall’incarico di sindaco di Parma. L’annuncio arriva con una lettera, pubblicata dal giornale locale, “La Gazzetta di Parma” indirizzata ai “cari parmigiani”.
La rinuncia all’incarico è arrivata a due giorni dall’inchiesta della Procura che ha mandato in carcere quattro persone tra le quali l’assessore Giovanni Paolo Bernini. Le dimissioni di Vignali, come ha scritto su BlitzQuotidiano Riccardo Galli, erano scontate visto che anche il suo partito, il Pdl, lo aveva sostanzialmente invitato a farsi da parte.
Con le dimissioni di Vignali si chiude una stagione politica travagliatissima per la città. A giugno, infatti, scoppia lo scandalo delle tangenti sul verde pubblico. Piovono arresti e le prime dimissioni, come quelle dell’allora assessore alla cultura Luca Sommi. In città, però, monta la protesta: sindaco e giunta sono più volte contestati nonostante i rimpasti. Ad agosto scoppia anche lo scandalo del parco “Falcone e Borsellino” che qualcuno nell’amministrazione tenta di intitolare a Sandra e Raimondo. Il 26 settembre il colpo definitivo: l’assessore all’infanzia Giovanni Paolo Bernini finisce in carcere per una storia di tangenti e mense. L’accusa, pesantissima, è di aver “lucrato sui pasti dei bambini”.
Poco dopo le 20 del 28 settembre la lettera di dimissioni di Vignali:
“Cari parmigiani,
con le dimissioni si chiude la mia esperienza da sindaco e da amministratore di questa città. Dimissioni di cui il Consiglio Comunale sarà chiamato a prendere atto.
Questa non è per me una decisione facile, perché non è semplice cancellare più di 13 anni di vita dedicati a tempo pieno alla mia città, non risparmiandomi mai e mettendoci tutta la mia volontà e le mie capacità.
Se avessi compiuto una scelta nel mio interesse personale mi sarei dimesso già a giugno: mi sarei risparmiato tre mesi di difficoltà e di pressioni enormi, di estenuanti mediazioni, di attacchi personali.
Non mi sono dimesso allora perché bisognava portare a termine alcune opere fondamentali per la città e garantire la realizzazione di eventi fondamentali come il Festival Verdi.
In questi ultimi tre mesi, infatti, siamo riusciti a fare cose che erano assolutamente indispensabili, cose che andavano fatte: abbiamo votato i nuovi Piani industriali delle Aziende, assestato il Bilancio comunale, portato avanti diversi cantieri, terminato e inaugurato opere.
Altre sarebbero ancora da fare, ma ora è accaduto un altro fatto grave che vede coinvolto un assessore della mia Giunta.
Adesso le inchieste giudiziarie non riguardano più solo dei funzionari comunali ma esponenti politici dell’Amministrazione. La differenza è decisiva. E mi obbliga ad affrontare tutte le mie responsabilità, che non sono personali ma politiche. La mia coscienza, il mio modo d’intendere la politica, il rispetto per il mio ruolo di sindaco me lo impongono.
In Italia, nel centrodestra e nel centrosinistra, le dimissioni non si danno neppure davanti alle condanne, figuriamoci quando non si è nemmeno indagati. Tuttavia questo non è per me un motivo sufficiente per rimanere. E’ una scelta dolorosa, amara. Ma un sindaco deve saper fare anche questo.
In questi anni Parma è migliorata enormemente, nei servizi quanto nelle opportunità. Poche altre città sono state così dinamiche e fattive, e raggiungere questi risultati è stata una delle soddisfazioni più grandi della mia vita. Sicuramente non sono stato esente da errori. Ma ho fatto tanto, abbiamo fatto tanto insieme, incoraggiati dai cittadini che non volevano tornare all’immobilismo del passato.
La crisi economica mondiale ha inciso profondamente su progetti avviati da diversi anni, come la nuova Ghiaia, la sede dell’Authority (che abbiamo completato e che sarà inaugurata a breve), la nuova stazione, il ponte Europa, la Scuola Europea e la riqualificazione del comparto Pasubio, che non si potevano fermare e che quando saranno terminati renderanno Parma ancora più moderna e attrattiva.
Un’opera che invece ho deciso di fermare è stata la metropolitana, un progetto da 365 milioni di euro che il nuovo contesto economico rendeva insostenibile. Una rinuncia che i cittadini hanno condiviso, perché hanno compreso che era stata fatta nel loro interesse, ma che ho pagato cara.
La nostra è una città che non tollera certi sgarri e certa autonomia della politica, soprattutto quando in ballo ci sono affari milionari.
Parma però oggi non ha bisogno di continui scontri frontali, di pubblicità negativa sui giornali locali, nazionali ed europei, di delegittimazione pregiudiziale di ogni progetto, di insulti, urla e odio riversati in piazza.
Sono sicuro che la maggioranza moderata e perbene dei parmigiani saprà giudicare quanto accaduto senza però cancellare le conquiste e i benefici di 15 anni di buon governo della città.
Per questo oggi faccio un passo indietro e mi faccio carico anche di responsabilità non mie, se può aiutare la città a ritrovare la serenità e le condizioni per ripartire.
Ripartire dagli oltre 70 milioni di euro di fondi inizialmente destinati alla metropolitana, che siamo riusciti, tra grandi difficoltà, a portare a casa e che permetteranno, in questi tempi di crisi, di completare la nuova stazione, di costruire case di edilizia sociale, di portare a termine tanti altri progetti veramente utili.
Un risultato politico che era a portata di mano ma che nessun commissario avrebbe potuto raggiungere. Per questo, non per attaccamento alla poltrona o alla carriera politica, sono rimasto al mio posto in questi mesi, nonostante tutto.
Io lascio da persona onesta che ha sempre lavorato per il bene della nostra città.
Ringrazio tutti i cittadini di Parma che in questi anni mi hanno dato fiducia, i tanti che continuano a dimostrarmi il loro affetto, e mi scuso con quanti ho deluso. Io ce l’ho messa tutta.
L’amore per Parma mi ha guidato in questi anni, e continuerà a guidarmi anche in futuro, se i parmigiani lo riterranno. Questo è l’impegno a cui non mi sottrarrò mai”.
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