Pillola del giorno dopo negata alla deputata M5S: scoppia caso alla Camera

Pillola del giorno dopo negata alla deputata M5S: scoppia caso alla Camera (nella foto LaPresse: deputati M5S)
Pillola del giorno dopo negata alla deputata M5S: scoppia caso alla Camera (nella foto LaPresse: deputati M5S)

ROMA – Una deputata M5S si è vista negare la “pillola del giorno dopo” dall’ambulatorio della Camera dei deputati. È successo la mattina del 9 settembre. Quella mattina, come racconta Il Giornale, la deputata è andata a sbattere contro il muro degli obiettori di coscienza.

La malcapitata parlamentare infatti non si è fermata al primo “no” del primo medico obiettore di coscienza. “Resto qui e aspetto il turno del prossimo medico”, ha detto la deputata grillina. Ma anche quello del turno successivo è un obiettore di coscienza.

Raro caso in cui il Parlamento è perfettamente in sintonia con il resto del Paese, dove arrivano ormai a percentuali del 75-80% i medici obiettori che non vogliono praticare aborti né somministrare anticoncezionali.

Ma siamo alla Camera e niente passa inosservato. Massimo Malpica fa la cronaca delle reazioni su Il Giornale:

“Ne parla in aula la parla­mentare socialista Pia Locatelli, interviene la vicepresidente del­la commissione Affari sociali Eu­genia Roccella. E, l’11 settembre, a Palazzo Madama, l’«incidente» finisce al centro di un intervento del senatore-medico grillino Maurizio Romani. Che accosta «due episodi apparente lontani tra loro» come esemplari della «violenza sulle donne». Il primo è l’uccisione della psicologa bare­se, accoltellata da un paziente. Il secondo «esempio di violenza sulla donna», per Romani, sareb­be il diniego della «pdg» alla colle­ga di partito della Camera, che «non ha potuto usufruire di un servizio dovuto per legge».

Ma c’è una possibile soluzione interna. «Mi faccio avanti io. Mi metto a disposizione come medi­co, socialista e non obiettore, per prescrivere ai colleghi parlamen­tari che ne abbiano bisogno la pil­lola del giorno dopo. A patto che insieme alla prescrizione mi ven­ga pe­rmesso di fare un po’ di infor­mazione sugli altri metodi anti­concezionali», ironizza Lucio Ba­rani, senatore del Gal e medico anche lui, prima di mettere un pizzico di polemica sulla questio­ne. «Ho parlato della questione in aula per quattro minuti, e ho detto al presidente Grasso che, se serve, io sono a di­sposizione. Proprio il senatore Romani, che ieri (l’11 settembre, ndr) l’aveva messa giù così dura, ha preso il mio intervento molto sul serio, tanto che mi ha detto che non aveva proprio pensato che la pdg alla compagna di parti­to avrebbe potuta prescriverla lui. Detto questo, mi sembra che qualcuno sia contro la casta a giorni alterni. La collega grillina poteva fare la fila alla Asl o passa­re da un consultorio, come tutti i comuni mortali. Perché non l’ha fatto? Perché preferisce l’ambula­torio interno?».”

Barani ha ironizzato sulla povera deputata a 5 Stelle:

“Una domanda a cui prova a ri­spondere lo stesso esponente so­cialista, immaginando una giusti­fi­cazione per la grillina che ha vo­luto indulgere nella comodità del servizio medico offerto dalla Camera. «Se il tutto è accaduto a Montecitorio – osserva Barani – al­la fine la deputata forse aveva ra­gione a rivolgersi all’ambulato­rio per ragioni di urgenza, perché dovendo votare non poteva esse­re distolta dai suoi compiti istitu­zionali». Dubbi sulla coerenza an­ticasta a parte, l’episodio, ammet­te Barani, «ha reso i parlamentari M5S più simpatici ai miei occhi. Mi sono chiesto a lungo come pas­sassero il loro tempo alla Came­ra, e finalmente ho avuto la rispo­sta. Sono umani anche loro, han­no pulsioni che io condivido, e ci mancherebbe. Però, se posso per­mettermi, stiano più attenti»”

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