Giovanni Lo Porto, tre mesi di buco nero. Tutto quello che non torna

Giovanni Lo Porto, tre mesi di buco nero. Tutto quello che non torna
Giovanni Lo Porto, tre mesi di buco nero. Tutto quello che non torna

ROMA – Due settimane, non tre mesi. Tanto ci avrebbe messo la Casa Bianca a sapere della morte dei due ostaggi, tra cui l’italiano Giovanni Lo Porto, dopo un fallito raid con droni in Pakistan. Fausto Bisoslavo per il Giornale elenca tutti quelli che chiama “buchi neri” della vicenda. Dai tempi troppo lunghi che fanno pensare a una scelta di non informare in tempo reale ma molto dopo fino al diverso “peso” dato agli ostaggi. La famiglia della vittima americana è stata informata a febbraio, secondo Bisoslavo mentre i Lo Porto hanno dovuto attendere fino ad aprile. E poi c’è la Cia, che ci avrebbe messo massimo 2 giorni a capire di aver sbagliato. Infine una domanda: ma Renzi davvero non sapeva? Scrive Bisoslavo:

IL DRONE NON ERA UN SEGRETO
La notizia del bombardamento mirato americano in Waziristan, roccaforte jihadista fra Pakistan e Afghanistan, non era segreta. Il 15 gennaio, lo stesso giorno dello strike che uccide Lo Porto, il giornale pachistano Dawn la pubblica indicando il luogo preciso nella valle di Shawal. «Non solo: abbiamo ricevuto subito l’informazione sul numero esatto di vittime e che fra loro c’erano degli stranieri» rivela al Giornale Rahimullah Yusufzai, uno dei più noti giornalisti pachistani

(…)

CIA, ERRORE COMPRESO IN 24-48 ORE
I musulmani devono seppellire i loro morti nel giro di 24 ore. I cadaveri dei due capi di Al Qaida uccisi dal drone e di altri miliziani sono stati estratti subito dalle macerie. Satelliti e droni hanno filmato tutto. Il New York Times di ieri citando fonti di intelligence rivela che la prima sorpresa è sul numero di morti. I corpi sono sei, non quattro, come previsto dalla Cia e vengono sepolti nelle vicinanze. I due in più erano quelli dell’ostaggio americano Warren Weinstein e di Lo Porto. Secondo il NYT ci sono «volute settimane», non mesi, per capire l’entità della tragedia. Ieri durante l’informativa alla Camera, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sosteneva, al contrario, che l’identificazione di Lo Porto ha richiesto «tre mesi per le necessarie verifiche». (…)

I WEINSTEIN INFORMATI A FEBBRAIO
L’Fbi, pur non fornendo dettagli, avvisa agli inizi di febbraio la famiglia Weinstein della probabile morte del loro congiunto. Perché la stessa comunicazione non è arrivata ai Lo Porto? Piacentini, oggi esperto della Fondazione Icsa: «Come è possibile che i servizi americani non abbiano chiesto informazioni ai nostri per capire cosa era accaduto?». E aggiunge: «L’unica identificazione certa e definitiva è quella del Dna. Se l’hanno fatto devono aver recuperato una parte dei corpi per confrontarlo con il Dna dei familiari». Ieri il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha ribadito che il governo era all’oscuro e che «l’accertamento dell’identità ha richiesto tanto tempo».

LO PORTO OSTAGGIO DIMENTICATO
«Del rapito americano abbiamo sentito parlare tante volte, ma dell’italiano quasi mai. Era un ostaggio dimenticato», dichiara il giornalista pachistano Yusufzai. Ieri la Cnn ha rivelato che la famiglia Weinstein aveva pagato un riscatto ai sequestratori, ma Al Qaida invece che liberare l’ostaggio ha alzato la posta chiedendo uno scambio di prigionieri. Lo scorso agosto era saltato fuori un video con Weinstein che accusava la Casa Bianca di averlo abbandonato. Di Lo Porto non è mai stata resa nota alcuna immagine.

L’OSTAGGIO TEDESCO LIBERATO
Assieme a Lo Porto era stato rapito il 19 gennaio 2012 un tedesco che lavorava per la stessa Ong, Bernd Muehlenbeck. L’ottobre scorso Muehlenbeck è stato liberato in una moschea alla periferia di Kabul. Al rientro in patria ha raccontato che già da un anno i sequestratori lo avevano separato da Lo Porto. Gentiloni ha riferito in Parlamento che l’ultima prova in vita del siciliano risale allo scorso autunno. Se i servizi segreti tedeschi ce l’hanno fatta a tirarlo fuori, perché noi abbiamo fallito?

RENZI SAPEVA?
Il 12 aprile The Long War Journal , un sito specializzato con fonti al Pentagono e nella Cia, pubblicava un articolo sull’attacco Usa che ha ucciso Lo Porto. Non si fa cenno alla morte degli ostaggi occidentali, ma i dettagli dell’operazione ci sono tutti compreso il nome del vice emiro Ustad Ahmad Faroq, uno dei due pezzi grossi uccisi nel raid. La stessa al Qaida aveva reso noto un video che elogiava i suoi comandanti morti sotto il bombardamento. In Italia nessuno ha messo assieme i pezzi prima dell’importante visita del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, negli Stati Uniti cinque giorni dopo? (…). A questo punto ci sono solo due possibilità: Obama ha fatto uno sgarbo a Renzi, oppure quest’ultimo non dice il vero.

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