Pisanu: “Berlusconi ha aperto sulle riforme, ora tocca all’opposizione”
Avanti con le riforme, e non «a colpi di maggioranza» perché senza condivisione si rischia solo di «sfregiare, e non emendare la Costituzione». A parlare al Corriere della Sera è Giuseppe Pisanu, senatore Pdl ed ex ministro, oggi Presidente dell’Antimafia.
Al paese, secondo Pisanu, servono riforme profonde, a partire da quelle che toccano i temi più vicini ai cittadini, dalla famiglia al lavoro. Serve un nuovo bipolarismo, in linea con quello auspicato da Fini e Casini in cui le estreme vengano marginalizzate e serve più attenzione al «localismo» della Lega, il cui «federalismo disaggregante» pone seri problemi di tenuta per l’unità del Paese. Beppe Pisanu è uno esponente di quel centrodestra la cui richiesta di un «partito del buonsenso» si fa ogni giorno più forte.
A proposito delle riforme, il presidente dell’Antimafia spiega: «Toccava al più forte fare il primo gesto di distensione, e Berlusconi l’ha fatto. Ora sta all’opposizione rispondere adeguatamente. Dobbiamo andare avanti, perché si è davvero toccato il fondo. Bisogna abbassare i toni, ma soprattutto alzare i contenuti del confronto politico, portandoli al livello dei problemi che incombono. Penso innanzitutto all’uscita dalla crisi economica e sociale, che sarà comunque lunga e dolorosa, poi alle riforme costituzionali e alle questioni più controverse come l’integrazione degli immigrati e la moralizzazione della vita pubblica, sulle quali si è scatenato il bipolarismo selvaggio. Le priorità sono decisive: la famiglia, il lavoro, le imprese, poi il resto».
Una legge salva-premier per il senatore del Pdl «sarebbe un atto di buonsenso politico. Il legittimo impedimento è la soluzione più lineare, perché introduce una opportuna tutela all’esercizio di indispensabili funzioni istituzionali, ed elimina un problema ormai incancrenito, aprendo la strada a discussioni più proficue». Tuttavia, per Pisanu «questo è un bipolarismo immaturo, dominato dal gioco dei partiti minori, i quali riescono quasi sempre a trascinare i rispettivi schieramenti sulle posizioni più radicali, imponendo i temi e i ritmi dell’agenda politica. Alla fine ci guadagnano solo loro, e soprattutto a spese degli alleati».
A proposito dei rapporti tra la Lega e il partito cofondato da Berlusconi e Fini per Pisanu non ci sarebbe un problema di tenuta: «La tenuta politica del rapporto Berlusconi-Bossi è fuori discussione, ma di per sé non basta a sciogliere i grandi nodi, compreso lo stesso federalismo. Quello che stiamo realizzando si chiama, per prassi e dottrina, “federalismo disaggregante”. Io mi chiedo: fino a che punto è compatibile con l’unità della Nazione, che non è un mezzo ma un fine indisponibile? Quanto costerà il federalismo fiscale e quali effetti avrà sul crescente divario tra il Nord e il Sud del Paese? Come entrerà in funzione, se prima non disporremo di un appropriato federalismo istituzionale?».
Tremonti rilancia la bozza Violante e ipotizza una nuova Bicamerale: «Va benissimo partire dalla bozza Violante, ma sedi più suggestive di quelle già esistenti rischiano di allontanare dalla quotidianità politica, e di ritardare le soluzioni».
La sua intesa con Casini e Fini è molto forte. Cosa vi unisce? «Con Fini e Casini abbiamo discusso molto negli ultimi tempi, e ci siamo trovati d’accordo anche su questioni cruciali come la laicità della politica, e la dimensione sociale della religione. Ci accomuna da un lato il rifiuto del bipolarismo selvaggio, che sta devastando anche lo spirito pubblico, e dall’altro lato la necessità di arrivare a una democrazia matura dell’alternanza fondata su schieramenti omogenei e alleanze coerenti». Uno scenario politico molto diverso dall’attuale: compatibile con il Pdl? «Certamente sì. Noi siamo convinti che la società italiana abbia una caratura morale più alta delle attuali classi dirigenti, e che perciò meriti una migliore offerta politica. E penso che questa riflessione possa tranquillamente svilupparsi all’interno del Pdl, e che Casini, e tanti altri cattolici e laici, siano interlocutori e alleati naturali. Lo dico da tempo, a maggior ragione lo penso oggi».
Casini però evoca un «fronte democratico » contro Berlusconi. «Quella era solo una replica politica all’ipotesi insostenibile delle elezioni anticipate, che segnerebbero il fallimento dell’attuale maggioranza e recherebbero gravi danni al Paese. In ogni caso, la decisione sullo scioglimento è nelle mani sicure del presidente Napolitano».
Infine, Beppe Pisanu parla del cosidetto “clima d’odio” e individua dei possibili responsabili: «Prima di tutti, l’odio politico lo hanno seminato le fazioni interne ed esterne dei due poli. E comunque non siamo agli anni 70. Non ci sono gruppi armati paragonabili alle Brigate Rosse, e non c’è il vasto consenso che assecondava il terrorismo. Però, l’intreccio perverso tra crisi sociale e degenerazione politica può innescare ancora una volta la spirale della violenza, specialmente se entrano in circolazione ingredienti micidiali come il razzismo e la xenofobia».