Pisanu: “Berlusconi ha aperto sulle riforme, ora tocca all’opposizione”

Pubblicato il 21 Dicembre 2009 - 18:12 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente dell'Antimafia Beppe Pisanu

Avanti con le riforme, e non «a colpi di maggioranza» per­ché senza condivisione si rischia so­lo di «sfregiare, e non emendare la Costituzione». A parlare al Corriere della Sera è Giuseppe Pisanu, senatore Pdl ed ex ministro, oggi Presidente dell’Antimafia.

Al paese, secondo Pisanu, servono riforme profonde, a partire da quelle che toccano i temi più vicini ai cittadini, dalla famiglia al lavoro. Serve un nuovo bipolari­smo, in linea con quello auspicato da Fini e Casini in cui le estreme vengano marginalizzate e serve più attenzione al «localismo» della Lega, il cui «federalismo disaggregante» pone seri problemi di tenuta per l’unità del Paese. Bep­pe Pisanu è uno esponente di quel centrodestra la cui richiesta di un «partito del buonsenso» si fa ogni giorno più forte.

A proposito delle riforme, il presidente dell’Antimafia spiega: «Toccava al più forte fare il pri­mo gesto di distensione, e Berlusco­ni l’ha fatto. Ora sta all’opposizione rispondere adeguatamente. Dobbia­mo andare avanti, perché si è davve­ro toccato il fondo. Bisogna abbassare i toni, ma soprattutto alzare i contenuti del confronto politico, portandoli al livello dei problemi che incombono. Penso innanzitutto all’uscita dalla crisi economica e so­ciale, che sarà comunque lunga e dolorosa, poi alle riforme costituzio­nali e alle questioni più controverse come l’integrazione degli immigra­ti e la moralizzazione della vita pub­blica, sulle quali si è scatenato il bi­polarismo selvaggio. Le priorità so­no decisive: la famiglia, il lavoro, le imprese, poi il resto».

Una legge salva-premier per il senatore del Pdl «sarebbe un atto di buonsen­so politico. Il legittimo impedimen­to è la soluzione più lineare, perché introduce una opportuna tutela al­l’esercizio di indispensabili funzioni istituzionali, ed elimina un proble­ma ormai incancrenito, aprendo la strada a discussioni più proficue». Tuttavia, per Pisanu «questo è un bipolari­smo immaturo, dominato dal gioco dei partiti minori, i quali riescono quasi sempre a trascinare i rispetti­vi schieramenti sulle posizioni più radicali, imponendo i temi e i ritmi dell’agenda politica. Alla fine ci gua­dagnano solo loro, e soprattutto a spese degli alleati».

A proposito dei rapporti tra la Lega e il partito cofondato da Berlusconi e Fini per Pisanu non ci sarebbe un problema di tenuta: «La tenuta politica del rapporto Berlusconi-Bossi è fuori discussio­ne, ma di per sé non basta a scioglie­re i grandi nodi, compreso lo stesso federalismo. Quello che stiamo realizzando si chiama, per prassi e dottrina, “fe­deralismo disaggregante”. Io mi chiedo: fino a che punto è compati­bile con l’unità della Nazione, che non è un mezzo ma un fine indispo­nibile? Quanto costerà il federali­smo fiscale e quali effetti avrà sul crescente divario tra il Nord e il Sud del Paese? Come entrerà in funzio­ne, se prima non disporremo di un appropriato federalismo istituziona­le?».

Tremonti rilancia la bozza Vio­lante e ipotizza una nuova Bicame­rale: «Va benissimo partire dalla boz­za Violante, ma sedi più suggestive di quelle già esistenti rischiano di al­lontanare dalla quotidianità politi­ca, e di ritardare le soluzioni».

La sua intesa con Casini e Fini è molto forte. Cosa vi unisce? «Con Fini e Casini abbiamo di­scusso molto negli ultimi tempi, e ci siamo trovati d’accordo anche su questioni cruciali come la laicità del­la politica, e la dimensione sociale della religione. Ci accomuna da un lato il rifiuto del bipolarismo selvag­gio, che sta devastando anche lo spi­rito pubblico, e dall’altro lato la ne­cessità di arrivare a una democrazia matura dell’alternanza fondata su schieramenti omogenei e alleanze coerenti». Uno scenario politico molto di­verso dall’attuale: compatibile con il Pdl? «Certamente sì. Noi siamo con­vinti che la società italiana abbia una caratura morale più alta delle attuali classi dirigenti, e che perciò meriti una migliore offerta politica. E penso che questa riflessione pos­sa tranquillamente svilupparsi al­l’interno del Pdl, e che Casini, e tan­ti altri cattolici e laici, siano interlo­cutori e alleati naturali. Lo dico da tempo, a maggior ragione lo penso oggi».

Casini però evoca un «fronte de­mocratico » contro Berlusconi. «Quella era solo una replica poli­tica all’ipotesi insostenibile delle elezioni anticipate, che segnerebbe­ro il fallimento dell’attuale maggio­ranza e recherebbero gravi danni al Paese. In ogni caso, la decisione sul­lo scioglimento è nelle mani sicure del presidente Napolitano».

Infine, Beppe Pisanu parla del cosidetto “clima d’odio” e individua dei possibili responsabili: «Prima di tutti, l’odio politico lo hanno seminato le fazioni interne ed esterne dei due poli. E comun­que non siamo agli anni 70. Non ci sono gruppi armati paragonabili al­le Brigate Rosse, e non c’è il vasto consenso che assecondava il terrori­smo. Però, l’intreccio perverso tra crisi sociale e degenerazione politi­ca può innescare ancora una volta la spirale della violenza, specialmen­te se entrano in circolazione ingre­dienti micidiali come il razzismo e la xenofobia».